Questa meditazione della Madre viene approfondita per tutto il mese, negli incontri promossi dall'Istituto delle Suore del Bell'Amore e relativi Cenacoli, come anche altrove.

Meditazione proposta dalla Madre come Punto luce per il mese di ottobre 2013.

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«Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1Cor 9,16)

Carissime e carissimi tutti,

in questo mese di ottobre, mi piace approfondire con voi la dimensione missionaria della Chiesa.

 

Gesù, nel Vangelo, dice spesso di essere stato mandato dal Padre per annunziare una buona notizia, riguardante il regno di Dio.

La buona novella, che Gesù viene a portarci, è la salvezza, che esige da noi una conversione costante; egli ne parla nei suoi discorsi e nella sua predicazione, con l'autorità di colui che è stato inviato dal Padre: «Mai un uomo ha parlato così!» (Gv 7,46); le sue parole e i suoi gesti toccano profondamente il cuore; chi vede lui, vede il Padre (cfr. Gv 14,9), l'amore del Padre che lo ha mandato.

Gesù, il primo evangelizzatore, viene a comunicarci la sua stessa vita, ad accoglierci nella sua famiglia: la Trinità; andandosene, trasmette alla Chiesa la sua stessa missione.

Egli si è incarnato ed è morto per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi (cfr. Gv 11,52); prima di andarsene, invia gli apostoli ad evangelizzare tutte le genti: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi» (Gv 20,21). «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura»(Mc 16,15).

La buona notizia del regno di Dio è destinata, allora, all'umanità di tutti i tempi e di tutti i continenti.

La Chiesa, depositaria della buona novella e inviata a tutto il mondo, annuncia, con la parola e con la vita, che Gesù è il Salvatore e l'unico Redentore. Esiste una relazione vitale fra Gesù e la sua sposa: la Chiesa immacolata, ma anche piagata da tanti mali. Dire di amare Cristo senza amare la Chiesa è un assurdo: « ...chi disprezza voi, disprezza me» (Lc 10,16).

Da cristiani dobbiamo sentire il dovere di fare conoscere questa buona notizia: Dio ci ama e ha mandato suo Figlio per riunirci in una sola famiglia; la salvezza è per tutti, senza esclusione di persona. Tutto passa, Dio resta. La nostra patria è il cielo. Il Vangelo è un messaggio di liberazione e di amore, che esclude ogni violenza e che è capace di fondare un mondo più giusto.

Siamo chiamati ad evangelizzare prima di tutto con la nostra vita, amandoci come Gesù ci ha insegnato. Questa testimonianza, spesso silenziosa, spinge coloro che ci vedono a interrogarsi o a interrogarci, in quest'ultimo caso, possiamo raccontare a chi ce la domanda la nostra esperienza di Dio, che sarà tanto più convincente se, prima della parola, sarà la nostra vita a parlare.

In ogni caso, siamo chiamati ad annunziare il Vangelo. È quanto leggiamo nella lettera ai Romani dell'apostolo Paolo: «Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare?Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? Dunque, la fede viene dall'ascolto e l'ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,14b.17).

La predicazione può assumere parecchie forme; nel nostro mondo moderno, la diffusione dell'annuncio del Vangelo può essere, enormemente, favorita dall'uso dei mezzi di comunicazione sociale, posti a servizio dell'Amore; per molti cristiani, però, il modo di annunciare il Vangelo più immediato resta il contatto personale.

Davanti a ogni persona, poniamoci con l'amore e il rispetto di chi vuole far sì che quel cuore si apra a Cristo Signore. Ripetiamo spesso, durante la giornata: «Per te, Gesù, per te tutti i cuori», e lavoriamo per questo, aspettando per noi una sola ricompensa: Gesù stesso; diciamogli con convinzione: «Per me solo tu, Gesù».

Dobbiamo sentirci membri di quella grande famiglia, che è la Chiesa universale, distesa su tutti i continenti.

A volte, andando a S. Pietro, ci si sente a casa; ma non dimentichiamo che è la Chiesa particolare, in cui siamo inseriti, il luogo concreto in cui possiamo restare, vitalmente, in comunione con la Chiesa universale.

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). La Chiesa è presente nelle varie Chiese locali, ovunque è chiamata ad evangelizzare; in essa ognuno svolge la sua funzione, in una diversità di servizi e di ministeri.

Nell'ambito della missione evangelizzatrice della Chiesa, un compito particolarissimo spetta ai giovani, chiamati ad essere apostoli degli altri giovani; da loro, gli altri coetanei attendono di sentire quella buona notizia, che può far loro trovare, fra i vari valori e disvalori del mondo contemporaneo, l'unica realtà che resta per sempre: Dio.

Non sono, però, solo le nuove generazioni ad attendere la parola della salvezza, ma tutti, a cominciare dai più lontani: coloro che non hanno ancora sentito parlare di Gesù, coloro che, pur essendo membri della Chiesa, non vivono cristianamente, gli appartenenti alle altre religioni, chi non crede o ha bisogno di approfondire la sua fede…

Il Vangelo è per l'umanità di tutti i tempi e di tutte le culture.

La Chiesa intera è missionaria. Siamo chiamati a comunicare la fede che abbiamo ricevuto. Lasciamo risuonare in noi le parole di Gesù: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra;e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49).

Animati da un grande amore verso coloro che incontriamo, col fervore dei missionari e degli apostoli, non arrestiamoci davanti a nessun ostacolo, «guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1Cor 9,16), è un imperativo forte e chiaro.

Ricordiamoci che, spesso, siamo proprio noi i primi ad essere evangelizzati dagli altri, che vorremmo aiutare. Il mondo ha bisogno di santi, di autentici testimoni. Siamo chiamati, con e in Maria, col nostro amore, a generare, nello Spirito, Cristo nei cuori. L'unità fra noi è la prova che siamo autentici discepoli di Gesù, non avvenga mai che, mentre annunciamo il Vangelo, siamo divisi tra noi.

«Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). La carità reciproca ci rende credibili agli occhi degli altri, «tutti siano una sola cosa, ...perché il mondo creda» (Gv 17,21).

L'esito dell'evangelizzazione è legato alla testimonianza di comunione che sapremo dare, nel rispetto della distinzione delle persone e delle varie realtà.

 

In questo mese di ottobre, viviamo, allora, in modo da essere per tanti strada per Cristo, ripetiamoci spesso: «guai a me se se non annuncio il Vangelo!».

 

Vi resto unita, in Gesù e Maria,

sr. Nunziella Scopelliti

Questa meditazione della Madre viene approfondita per tutto il mese, negli incontri promossi dall'Istituto delle Suore del Bell'Amore e relativi Cenacoli, come anche altrove.

Meditazione proposta dalla Madre come Punto luce per il mese di settembre 2013.

 

"Siate santi perché io sono santo" (Lv 19,2)
LA SANTITÀ E LA VIRTÙ DELLA SPERANZA

Conversazione di sr. Nunziella Scopelliti
Incontro dei Cenacoli del Bell'Amore
Baida, 1° maggio 2004
Trascrizione da registrazione

Altre volte abbiamo parlato della fiducia, parliamo oggi della speranza, la virtù della speranza, la speranza…"Santa Maria della speranza, mantieni viva la nostra attesa…". 

La speranza si innesta sul desiderio. Il desiderio di Dio, il desiderio della bellezza, dell'infinito, di una vita che non finisce, di qualcosa che supera la nostra piccola contingenza, è iscritto dentro di noi, nella nostra natura umana, noi abbiamo dentro questo desiderio, ma il giorno in cui il desiderio non si realizza, non viene soddisfatto, noi entriamo nella più drammatica disperazione: il desiderio rende possibile la disperazione. Perché il desiderio sempre più cocente di Dio possa trasformarsi in speranza, ci vuole qualche altra cosa: la promessa. 

La promessa viene da Dio: la promessa fatta ad Abramo e, allora, la promessa, unendosi al desiderio, fa la speranza di una vita che non muore. La speranza è indispensabile, non basta la fede, che ti fa credere in Dio, la speranza ti fa avanzare nel cammino della santità: tu speri e vai avanti, vai avanti; niente ti basta, vuoi di più, di più, vai avanti… La speranza ti fa camminare, la speranza teologale... 

La speranza, diventando, sempre di più, desiderio pieno di fiducia, attesa di Dio, ti fa avanzare verso Dio e ti fa distaccare da tutto il resto, cioè, piano piano, man mano che la vita avanza, tu ti accorgi che le altre cose non appagano il tuo desiderio, ti lasciano sempre la fame di altro. Man mano che il desiderio diventa soltanto il desiderio di Dio, tu vai verso la santità, man mano che tutti gli altri desideri vengono meno; la santità vera è la santità di Dio da accogliere in te, è la salvezza da accogliere umilmente, non è il frutto del tuo impegno; se non capisci questo, non puoi avanzare nella via della vera santità  e la soddisfazione stessa, che ti può dare una vita comunitaria ben vissuta, una vita familiare ben vissuta, diventa pericolosa, se diventa una sicurezza a cui ti aggrappi, e provi un'ansia terribile, se ti viene, in qualche momento, a mancare quella sicurezza, si tratta di una dipendenza assoluta da qualcosa che, in definitiva, non è Dio. 

Noi dovremmo essere felici di Dio, dell'Amore, godere di lui; diceva Charles De Foucauld: "Che io sia dannato, che importa, se tu sei felice…",  ...godere che Dio sia Dio... C'è un pensiero che mi ritorna, in quest'ultimo periodo, costantemente e che mi dà una grande pace: "Niente, nessuno, ancora meno io, né i miei limiti, né i miei peccati, i peccati degli altri, niente, niente può impedire a Dio di essere Dio, niente può impedire a Dio di essere Dio". È lo stesso che dire: "Niente può impedire all'Amore di essere l'Amore, niente può impedire all'Amore di esistere, niente può impedire all'Amore di essere se stesso", e questo mi basta. 

Questa realtà, questa beatitudine infinita, questa pienezza che è l'Amore, questa gratuità dell'Amore, questo Amore che si dona in un modo inconcepibile, questo Amore che è Comunione eterna, ma che è anche gratuità verso la sua creatura, questa Bellezza, questo Amore è la mia vita; per poco che io l'accolgo in me, diventa la mia vita e io non mi debbo minimamente preoccupare di me, di come io ce l'ho fatta ad amare o a non amare, per poco che lo accolgo in me - perché è altro da me, ma può essere accolto da me, così come un ospite che si accoglie a casa propria - per poco che io l'accolgo, io posso godere dell'Amore, posso lasciarlo amare in me, posso godere di lui, cioè, posso lasciarlo espandere sugli altri - lo Spirito Santo è stato effuso nei vostri cuori (cfr. Rom 5,5)  - e, in tal modo, io vivo la vita di Dio, la vita di Dio è la mia vita: io sono santa. 

A questo punto, tutti i limiti, le distrazioni nella preghiera, le difficoltà, i momenti di impazienza, il peccato stesso, tutte queste cose, certi difetti, che rimangono fino alla fine della vita, Dio li può bruciare in un attimo, dieci minuti prima della morte; può bastare il passaggio della morte per bruciare tutto e per condurre un'anima non alla santità morale, ma alla santità del cuore. 

Basta un attimo per raggiungere la santità, se accogliamo Dio in noi, se godiamo di lui e se permettiamo a Dio di amare in noi, permettendo allo Spirito Santo di amare in noi e sapendo che, in qualunque modo avessimo vissuto la vita, fino a quel momento, non ha nessunissima importanza, perché, per poco che accogliamo Dio in noi, in quel momento, l'arrivo di Dio in noi brucia completamente le nostre inadempienze e, se rimangono, se Dio permette che rimangano, è perché ci ama e perché, probabilmente, se ce le togliesse,  cascheremmo nel grande pericolo di credere che la santità è frutto del nostro impegno, è una nostra conquista e, in questo modo, perderemmo per sempre Dio, ma siccome Dio ci ama e non vuole perdere la sua creatura, preferisce lasciarci nei nostri limiti e difetti, a lungo, o fino alla fine della vita, per permetterci di accedere a lui e alla vera santità e non perderci. Sono, quindi, estremamente utili i nostri peccati e i nostri limiti, se hanno questo significato! 

A questo punto, non ci resta che accogliere in noi lo Spirito Santo e amare. Allora, che cosa dobbiamo fare davanti a un fratello, a una sorella, al marito, alla moglie, che cosa dobbiamo fare? Amare solo, non giudicare mai. 

L'altro è pieno di difetti, è pieno di peccati… che cosa devi fare? Certamente devi fare qualche cosa... 

Piccoli salvatori col Salvatore, corredentori, in qualche modo, con Maria, noi permettiamo a Dio di guardare, in noi, alla bassezza, all'umiltà della sua ancella: Maria. 

Noi e Maria, insieme, accogliamo, finalmente, Cristo in mezzo agli uomini, lo generiamo ed ecco una nuova santità: la "santità insieme", la santità del Corpo mistico, che possiamo generare attraverso la nostra vita fatta uno con quella di Cristo, o meglio, attraverso la vita di Cristo trasferita in noi, come tralci uniti alla vite (cfr. Gv 15,1-5), santi perché Dio è santo (cfr. Lv 19,2), santi col Santo, santi della santità del Santo in mezzo a noi.

Questa meditazione della Madre viene approfondita per tutto il mese, negli incontri promossi dall'Istituto delle Suore del Bell'Amore e relativi Cenacoli, come anche altrove.

Meditazione proposta dalla Madre come Punto luce del mese di agosto 2013.

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LA MATERNITÀ:
MARIA E NOI, NOI IN LEI

Messaggio di sr. Nunziella Scopelliti
3° Convegno Mamma Lilla
Naso, 14 luglio 2013
Trascrizione da registrazione

Dio è Amore. Il Figlio di Dio, Gesù, ci ha resi partecipi della vita di Dio, che è Amore, quindi, in lui, noi siamo figli e figlie di Dio.

Se Dio è Amore, in lui, noi siamo figli del Bell'Amore, che è Dio; su di noi c'è un progetto di Dio, ciascuno e ciascuna è chiamato/chiamata a vivere la sua vita, secondo la sua vocazione: c'è chi si sposa e c'è chi si consacra a Dio, avete visto testimonianze diverse delle varie vocazioni.

Non conta, però, tanto a che cosa sei chiamata o chiamato nella vita - anche se è importantissimo fare quello che Dio ti chiede, non quello che vuoi fare tu - conta come vivi la tua vocazione, da figlio e figlia dell'Amore bello: amando, quello che conta è amare.

Maria è la Madre di Dio, la Mamma del Bell'Amore, la Mamma nostra; Gesù ce l'ha data sotto la croce, quindi, noi siamo figli suoi: siamo figli di Dio, siamo figli di Maria; questa vocazione di figli dell'Amore bello e di Maria ce l'abbiamo in comune, tutti indistintamente.

Se siamo figli di Maria significa che siamo in comunione con lei, siamo in lei, dobbiamo, in un certo senso, lasciarci vivere da lei; questo vuol dire che, uomini o donne, siamo tutti chiamati ad avere in noi lo stesso sangue della Madre, siamo chiamati, cioè, ad amare quelli che Dio ci dà con un cuore di madre, sia che siamo uomini, sia che siamo donne; questo significa, come dice Papa Francesco, che siamo chiamati a vivere la tenerezza, a non avere paura della tenerezza, perché il mondo senza misericordia e senza tenerezza va in rovina; se, invece, insieme, viviamo quest'amore materno, mariano, gli uni per gli altri, non solo Gesù è fra noi, Maria è fra noi e ci fa, con lei, in lei, un'unica presenza di lei che continua nel tempo; noi continuiamo la presenza di Maria: ecco la Chiesa che continua la sua maternità, la Chiesa Madre che genera figli e figlie di Dio in tutte le epoche.

Viviamo, allora, questa nostra vocazione alla maternità, in Maria e con Maria, fieri del nostro essere cristiani.

Questa meditazione della Madre viene approfondita per tutto il mese, negli incontri promossi dall'Istituto delle Suore del Bell'Amore e relativi Cenacoli, come anche altrove.

Meditazione proposta dalla Madre come Punto luce del mese di giugno-luglio 2013.

DIO MI AMA

Da una conversazione di sr. Nunziella Scopelliti
Incontro dei Cenacoli del Bell'Amore
Baida-Palermo, 25 aprile 2003
Trascrizione da registrazione

 

Noi abbiamo dentro di noi - e ce l’ha messo Dio - un desiderio immenso di immortalità. Chi di voi non desidera vivere per sempre, non desidera che la morte non segni la fine definitiva del suo esistere, il precipitare nel nulla? Noi abbiamo il desiderio dell’immortalità e dell’infinito, anche se siamo atei abbiamo questo desiderio; e allora, ecco la grande contraddizione della persona umana: soggetta al condizionamento dello spazio - per cui se è qua, non può stare in un altro posto - e del tempo - per cui se sta in quest’epoca, non può vivere in un’altra epoca - desidera continuamente superare lo spazio e il tempo.

Questo desiderio non può venire dalla nostra natura limitata, questo desiderio viene da Dio, è iscritto nella nostra natura, ci spinge continuamente a cercarlo, come una sorta di prima aspirazione nostalgica verso di lui; questo, al di là del Cristianesimo, al di là delle religioni. Questa aspirazione verso Dio è, dunque, iscritta nella natura umana, ma nel momento in cui Gesù, il Verbo, il Figlio di Dio, l’Unigenito assume su di sé la natura umana, in quel momento, noi tutti, come dice San Paolo, diventiamo un solo Uomo: Gesù.

Nel momento in cui Gesù è morto sulla croce, ha fatto una preghiera: "Padre, che tutti siano una cosa sola; come tu, Padre, sei in me e io in te; che tutti siano una cosa sola in noi" (cfr. Gv 17,21). La preghiera del Figlio di Dio non può non essere esaudita, quindi, è stata esaudita; se siamo uno in Cristo, ciascuno di noi è figlio nel Figlio, amato personalmente da Dio.

In Cristo Gesù sono figlio di Dio, tutto è stato creato per me. Dio mi ama: per me sono stati creati il primo uomo e la prima donna, per me è avvenuta la Redenzione; tutto è mio, tutto è per me, tutto ciò che Dio ha fatto per tutta l’umanità, l’ha fatto per me.

Mi spiego: quando si dice "persona", si dice relazione con qualcuno; una persona umana o una Persona divina, in quanto persona è capacità di rapporto con qualcuno, che gli sta davanti e che è un’altra persona alla pari; è il rapporto interpersonale; ma noi, spesso, non entriamo in relazione, siamo, invece, come diceva qualche filosofo, delle monadi, senza porte e senza finestre, per così dire, ci parliamo addosso, come se le parole uscissero da noi e poi ritornassero su di noi, senza che sia avvenuta la comunicazione per la comunione, perché questa esige che la persona che ci sta davanti, sia per noi persona, che l’accettiamo e la rispettiamo come persona.

Il rapporto con l’altro è tale unicamente se io, nell’incontrare l’altro o l’altra, mi lascio totalmente coinvolgere, non aspetto più nessuno, tutto finisce là, non sono che per l'altro con cui entro in relazione; è chiaro che un amore personale di tal genere domanda il supporto della grazia; è molto difficile che la natura umana, non innestata in Cristo, possa arrivare a questo rapporto, perché siamo troppo divisi... ma Dio ama così.

Ma allora, se Dio ama me così, come mi ama? Mi ama come se io fossi, anzi, essendo io il Figlio; se mi ama così, da tutta l’eternità mi ha pensata. E quello che dico per voi, per me, ognuno, in questo momento, lo ridica rivolto a se stesso: da tutta l’eternità Dio mi ha pensato; significa che mi conosce dall’eternità, mentre la mia mamma naturale mi conosce da quando mi ha concepita, dunque, non mi conosceva prima. Dall’eternità Dio mi ha pensata, dall’eternità mi ha amata, mi ha voluta e mi ha voluta per l’eternità, anche se io lo rifiutassi, mi vorrà per sempre, non rifiuterà mai la sua volontà di Amore.

Prigionieri di quest’Amore, non possiamo neanche esistere, se non a causa di quest’Amore; quest’Amore infinito è su di me, è su di te, personalmente.

Tutto si ferma a me: tutta la storia, tutta la promessa, i Profeti del Vecchio Testamento, Abramo, Isacco, Giacobbe, Giovanni Battista, Gesù, tutta la storia sacra è per me. Tutta la storia dei popoli, tutta la storia dell’umanità è la storia dell’amore di Dio che, attraverso tutto e tutti, nel mistero della sua incarnazione, mi raggiunge qua, in questo momento, in quest’epoca, e allora, ecco che io divento Cristo: in me è tutta l’umanità, tutta la storia, tutti i santi, perché il Figlio Unigenito si rende presente in me, in quest’epoca. Ecco la santità! Ecco appagato il mio desiderio d'infinito.

E a questo siamo tutti chiamati, a un’esperienza di questo genere.

Ma noi, ci crediamo? 

Questa meditazione della Madre viene approfondita per tutto il mese, negli incontri promossi dall'Istituto delle Suore del Bell'Amore e relativi Cenacoli, come anche altrove.   

Meditazione proposta dalla Madre come Punto luce del mese di maggio 2013.

 

VITA NUOVA NELLO SPIRITO SANTO
Lo yoga mariano

Conversazione di sr. Nunziella Scopelliti
Palermo - Baida, 18 gennaio 1998
Giornata dei giovani
                  Trascrizione da registrazione[1]

Buongiorno!

In questo clima di ecclesialità, di universalità, grazie anche alla presenza di sua ecc.za mons. Paolo Romeo[2] che ci dilata il cuore anche alla Chiesa degli altri continenti, noi, oggi, ci apriamo insieme a questo cammino nello Spirito Santo: inizia l'anno dello Spirito Santo, che ci condurrà verso quel traguardo, che il Papa ci indica, ma che non sappiamo bene quali contenuti avrà.

Abbiamo detto che la Chiesa non conosce a fondo lo Spirito. Che cosa vuol dire? Quale uomo, quale donna può dire di aver esplorato già abbastanza il mistero di Dio, Uno e Trino, e la realtà dello Spirito!? Ogni tanto si dice che lo Spirito Santo è un Dio sconosciuto, nel senso che per noi è difficile capire che l'Amore è una Persona; forse pian piano la maturità della Chiesa che avanza ci farà capire meglio il senso di questo mistero, di questa realtà, di questa verità.

Perché Gesù è venuto (è appena finito l'anno di approfondimento di Gesù, unico mediatore) …perché è venuto? Per darci la sua vita, per renderci partecipi della comunione trinitaria. Gesù muore emettendo lo Spirito, mi piace pensare che questa vita trinitaria, in qualche modo, è lo Spirito Santo, non per niente Gesù dirà: "Bisogna che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore" (cfr. Gv 16,7). Certamente, Gesù per noi è il primo Consolatore, ci dona la salvezza, ci soccorre; in fondo eravamo gente perduta, egli viene a salvarci; ma egli sa che bisogna che venga l'altro Consolatore, lo Spirito, che è, per dirlo all'umana, in un modo analogico, femminile (secondo la tradizione orientale) nel senso che, se noi vogliamo avere un'idea dell'Amore, che è palpito, che è vita, che è incanto, che è tenerezza, che è armonia, dobbiamo ammettere che la dimensione femminile esprime bene la realtà dello Spirito Santo, la sua personalità… Maria ce la può spiegare, perché ha avuto a che fare con lui in un modo del tutto speciale: è stata la sua Sposa, è grazie allo Spirito Santo che ha concepito Gesù, ha avuto con lui un'intimità del tutto particolare: nello Spirito, per prima, come creatura umana, è entrata in comunione non tanto con Gesù, come noi, quanto col Verbo incarnato, perché grazie a lei si è incarnato, quindi, se non dico un'eresia, il primo contatto Maria ce l'ha avuto col Verbo: nello Spirito, ha concepito Gesù. Oggi noi, se incontriamo Gesù, il Figlio, lo incontriamo così come ci è stato dato tramite Maria, attraverso il mistero dell'incarnazione; non è dato a noi il contatto diretto col Verbo, ma tramite il mistero dell'incarnazione; dunque, Maria e lo Spirito Santo hanno una parte molto importante in relazione a Gesù, non bisogna dimenticarsi di questa realtà del nostro Cristianesimo. Maria ci aiuta molto a capire lo Spirito, a entrare in contatto con lo Spirito Santo.

Perché è importante riuscire a stabilire un contatto con lo Spirito Santo? Ditemi…, chi mi vuole aiutare? …Un volontario o una volontaria… tu! Dimmi: quando tu, per esempio, vuoi bene moltissimo ad una persona cara, ti capita, qualche volta, senza volerlo, di farla soffrire? (Risposta: "Sì!"). Brava! Ecco un limite universale dell'amore umano quando amiamo, così come siamo capaci di fare noi, che siamo stati creati da Dio capaci di amare, quando amiamo in un modo umano, anche quando diamo il meglio di noi stessi, anche quando, per esempio, un marito è innamorato della moglie o la moglie del marito, può essere che a volte litigano. Si dice che "l'amore non è bello se non è litigarello", però, questo dice anche il limite dell'amore umano, quando addirittura non succedono dei guai e l'amore diventa passione, egoismo, si mescola con tante altre cose, ha la parvenza di amore, si snatura.

È questa la vita dell'umanità; anche la vita della Chiesa è fatta così sia tra le persone, sia tra i gruppi, tra le istituzioni… Non succede che ci si litiga a colpi di parola di Dio? Che cos'è il problema delle Chiese divise o delle altre Chiese, diverse da quella cattolica, che però credono in Cristo? Gli uomini sono stati capaci di litigare anche partendo dalla Parola di Dio…, anche in nome di cose sante… e adesso c'è tutto il cammino ecumenico, per rifare l'unità. E perché noi non potremmo litigare con gli altri anche in nome dell'Amore bello? Lo spirito del Bell'Amore è una nuova realtà della Chiesa, una nuova grazia, ma guai se, per esempio, le suore del Bell'Amore cominciassero a pensare che loro sono meglio degli altri.

Allora, l'amore umano c'è, ma è limitato. Su questo siamo tutti d'accordo? Tutti? (Risposta fioca: "Sì"). Dite un "sì" più deciso! (Risposta in coro: "Sììì!"). Allora, ascoltatemi, ci sarà un Amore che, invece, tiene in tutte le situazioni, un Amore che non passa mai, un Amore incrollabile, un Amore bello, eterno, potente, avvolgente, vivificante, rinnovante, ci sarà? E chi è? Dio, lo Spirito Santo, una Persona, non una capacità, non una virtù, una Persona; esiste, è Dio, è l'Amore in persona, è lo Spirito Santo, è l'Amore che unisce il Padre, il Figlio e tutti quelli che sono con-nel-per il Figlio nel seno del Padre, cioè tutti noi… Allora, si tratta di riuscire cioè ad amare, passi l'espressione, con l'Amore anziché col nostro amore, di riuscire ad amare accogliendo in noi lo Spirito Santo, lasciandoci guidare dallo Spirito. Come fare? Come imparare a fare questo, in un modo semplice, facile, adatto a tutti, adatto anche ai bambini? Ho provato a spiegare questa cosa che sto per dirvi ai bambini e la capiscono, quasi meglio di noi. Come fare? Per prima cosa: bisogna assolutamente comprendere che l'Amore, lo Spirito Santo è diverso da noi. Mi direte che questa è la scoperta dell'America, …no, no…, provate a farci caso, quando noi critichiamo gli altri, perché secondo noi non si sono comportati bene, noi pensiamo sempre di sapere come si ama.

Se tu cominci a comprendere, umilmente, che lo Spirito Santo, l'Amore che è Dio, è diverso da te, comincerai a capire che non la pensa come te, che non è detto che abbia il tuo stesso sentire; certe volte, per esempio, è amore non condividere, non approvare quello che non va bene, allora se tu, in quel momento, col tuo amore umano, accondiscendi, sei debole, quello non è amore, non hai ascoltato lo Spirito Santo in te; altre volte, può capitare il contrario, esattamente il contrario; quindi, a volte, noi siamo forti quando dovremmo essere dolci secondo lo Spirito, altre volte siamo dolci quando dovremmo essere forti. L'Amore non è avere sempre lo stesso atteggiamento nei riguardi degli altri: certe volte l'Amore ti domanda di essere in un modo e certe volte in un altro e tu devi riuscire a capire qual è la volontà di Dio in quel momento, come si esprime.

Io ho scoperto, nella mia vita, un modo (ve lo dico, così, chiunque vuole, può provare), un metodo facile per mettersi in contatto con lo Spirito Santo e fare il discernimento della volontà di Dio, momento per momento. Per prima cosa bisogna accettare di non amare col proprio amore, facendo silenzio dentro di noi, che è lo stesso che dire: rinnegare noi stessi, rinunziare alle nostre vedute. Per fare silenzio dentro di noi c'è un modo facile: farsi aiutare da Gesù. Sapete perché dico: "Farsi aiutare da Gesù?". Perché Gesù, dice San Paolo, ha crocifisso il nostro "uomo vecchio" (cfr. Col 3,9) insieme con lui, quindi, essendo esperto in crocifissioni, saprà bene aiutarci a crocifiggere, a rinnegare il nostro io, il nostro modo di fare; del resto non è possibile mettersi in contatto con lo Spirito Santo senza Gesù, perché lo Spirito Santo ce lo dà Gesù.

Allora, io faccio così: dico spesso a Gesù: "Gesù, assumimi tu!", che è lo stesso che dire: "Vieni!", che è lo stesso che cercare di vivere quello che dice Paolo: "Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me" (cfr. Gal 2,20).

Dobbiamo invocare spesso Gesù perché ci assuma, perché sia lui in noi a guidarci nel rinnegare noi stessi e accoglierlo in noi. Quando moriamo in Gesù, risorgiamo in lui; rinnegare noi stessi non significa il nulla, lo spegnersi completo di noi, al contrario, è un rinnegamento di noi, è un rinunziare ai nostri pensieri, è un non pensare più al nostro passato, è un non pensare più al nostro futuro, è fare un silenzio, dentro di noi, attivo, io dico silenzio amante. Quando noi, nell'attimo presente, momento per momento, ci stabiliamo in questo silenzio amante, tutto interiore, facendoci aiutare da Gesù, dicendogli spesso: "Gesù, assumimi", a questo punto è normale, visto che Gesù ha vissuto tutta la vita con Maria, visto che non ci sarebbe stato Gesù senza Maria, rivolgerci spesso a Maria, facendoci quasi vivere da lei, chiamandola spesso: "Mamma!". "Mamma, vivimi tu, adesso, in questa situazione, rendimi di Cristo, cristiana, cristificami". In questo silenzio amante con la volontà di vivere, di captare lo Spirito Santo, di non amare col nostro amore, scegliamo l'Amore; dobbiamo fare questa scelta di fondo; come si concretizza questa scelta, momento per momento? Per sapere come concretizzarla, nel senso di orientare tutte le nostre energie nel modo giusto, invochiamo l'aiuto di Gesù, che ci assuma, e cerchiamo di stabilirci interiormente in questo silenzio amante; è una sorta di yoga, che io chiamo mariano, perché ci facciamo aiutare dalla Mamma. In questa situazione, con queste condizioni: silenzio amante, affidamento totale a Gesù e a Maria, desiderio di farci assumere da Gesù, vi assicuro che se, in questa situazione, voi dite: "Vieni, Spirito Santo!". "Spirito, vivificami!", è sicurissimo che siete nelle migliori condizioni per capire quello che dovete fare.

Per spiegarvi tutto questo ci vogliono tante parole, ma per farlo, nell'attimo presente, che cosa ci vuole? Ti raccogli un secondo, davanti alle scelte che la vita ti domanda, davanti alle varie istanze… Se ti raccogli un attimo, prima di agire, agisci meglio, invece di muoverti sotto l'impulso dell'emotività. Ti raccogli per fare bene quello che devi fare; ti raccogli un minuto e dici: "Gesù, assumimi! Mamma, eccomi! Spirito Santo, illuminami, guidami!", e poi ti metti in ascolto della voce dentro, e magari ti può capitare che senti: "Fa' quella passeggiata", "Di' questa parola", "Fermati!", "Sta' attento", "Studia", "No, oggi, evita di passare per quella strada". Ecco la voce che ti guida interiormente, ecco le mozioni dello Spirito.

Lo Spirito ci parla interiormente, in un modo molto semplice, attraverso la voce della nostra coscienza. Qualche volta la situazione è ingarbugliata, allora fa' come ci insegna sant'Ignazio, l'esperto del discernimento: valuta i pro e i contra della situazione e decidi sempre la cosa che interiormente ti dà più pace, quella fai.

Ripetiamo in un modo molto semplice i vari passaggi:

- Scegli l'Amore.
- Fa' silenzio interiormente.
- Invoca Gesù: "Gesù, assumimi tu!".
- Invoca Maria: "Mamma, vivimi tu!".
- Ascolta lo Spirito Santo.


[1] Il testo, rivisto dalla Madre, conserva lo stile del linguaggio parlato.

[2] Nel gennaio del 1998 mons. Romeo era nunzio apostolico in Colombia, venuto a Baida - Palermo per incontrare il Cardinale Pappalardo, lì residente, in quella circostanza ha salutato i giovani presenti alla giornata, fermandosi ad ascoltare la prima parte della conversazione di sr. Nunziella.

 

 

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