Carissime e carissimi tutti,

camminare insieme sulla via dell’Amore ci domanda di vivere in comunione con Dio, con noi stessi, con gli altri e con l’intera creazione.

Nel piano di Dio creatore siamo tutti collegati: l’umanità e il creato nella sua straordinaria varietà con gli innumerevoli esseri viventi che lo popolano, tutto costituisce un’incomparabile armonia. Spetta a noi ricondurre tutte le creature al loro Creatore, avanzando insieme verso la meta che ci attende, quando, alla fine dei tempi, Cristo Signore abbraccerà in sé tutto e tutti nella pienezza travolgente e trasfigurante della sua gloria.

Vedremo nuovi cieli e una nuova terra e la creazione sarà ricapitolata in Cristo.

Intanto, nella nostra condizione di viatori in questo mondo, non possiamo sottrarci alla grande responsabilità di custodire la nostra casa comune, senza deturpare e distruggere il nostro pianeta; per fare questo dobbiamo prima di tutto albergare la pace nel nostro cuore e fra noi; ogni divisione e ogni guerra, infatti, alimentano la violenza non solo contro le persone, ma anche contro l’ambiente.

Spadroneggiare, inoltre, e utilizzare in modo puramente utilitaristico i beni del creato deturpa la creazione e rende il mondo inabitabile per le future generazioni.

Siamo chiamati a una conversione costante e comunitaria; solo se siamo uniti fra noi, là dove siamo e abitiamo, possiamo influire positivamente sul resto dell’umanità e del pianeta. Siamo tutti interconnessi e interdipendenti, ogni nostra azione incide sull’insieme. Quel che conta è vivere riconciliati con noi stessi, con gli altri e con l’intera creazione, solo così la pace può regnare in questo mondo dilaniato da tante guerre e divisioni.

In tutto questo non perdiamo, però, la fede e la speranza nell’amore di Dio, certi che, nonostante tutto, stiamo avanzando insieme con tutte le creature verso la pienezza di Cristo, alla quale tendiamo fin d’ora più o meno consapevolmente, perché egli Risorto opera e orienta l’intera creazione verso il suo destino di pienezza.[1]

 

 

Un’esperienza personale

 Ricordo che ero ancora giovanissima quando davanti alla bellezza del creato ho fatto un’esperienza di intensa comunione con la natura: una inconsueta attrattiva mi ha spinta a guardare gli alberi, il cielo, i prati, il mare; guardavo amando, era come se ascoltassi, se comprendessi un discorso che la creazione mi faceva svelandomi il suo mistero. Ho intuito che il sole, la luna, i fiori… sono tutte parole di Dio.

Ad un tratto un tramonto ha attirato la mia attenzione: il sole infuocato faceva capolino tra due monti, la bellezza di quel gioco di luci e di colori mi ha colpita, mentre interiormente ho sentito che quel tramonto era un dono per me, solo per me. Ho percepito la gioia del dono del creato fatto a me. Le parole di san Francesco: “Fratello sole, sorella luna!” mi cantavano dentro. Ho sentito la certezza che il santo non aveva chiamato il sole, la luna, le stelle “sorella” “fratello” per fare poesia, ma perché li aveva effettivamente scoperti tali. Ho chiesto allora a Francesco di farmi capire qualcosa di quello che egli aveva intravisto davanti al mistero della natura.

Guardavo i monti, i prati e quasi li ascoltavo, sentendomi “creatura fra le creature sorelle”, dentro di me, presa da una forte commozione, mi si è illuminato in questi termini il mistero della natura: “L’albero, il mare, il sole, la luna ti sono “fratello” e “sorella” perché siete “figli” dello stesso Padre”.

Da quel momento in poi, anche in altre circostanze della mia vita, non mi sono sentita più libera neanche di stropicciare un fiore senza motivo, pensando che ogni creatura è “un dono per me” e un dono si accoglie con gioia e ammirazione per dimostrare al donatore che ci ha fatto piacere.

Dopo questa esperienza ho visto Maria in una luce nuova, mi è sembrato che nessuno come lei abbia vissuto in comunione con tutto il creato, nessuno come lei ha capito e amato la creazione, tutto a lei parlava certamente del Padre.

In questa luce ho capito che tutto è dono di Dio per me, tutto è per me; le strade, le case, le chiese, la natura sono per me. L’aereo con cui sono partita da casa per intraprendere la vita religiosa, la strada che da piccola mi portava a scuola la mattina, i monti, i prati, tutto Dio ha fatto per me, tutto è dono della Provvidenza per me.

 

La custodia del creato

Tutto Dio ha fatto per noi, per tutti e per ciascuno, dovremmo in questo metterci alla scuola di san Francesco per imparare da lui l’amore per la creazione; sono stata contenta di sapere che il santo amava tutte le creature specialmente quelle vive e che camminando cercava di non uccidere neanche le formiche.

Sappiamo che Cristo ricapitolerà tutto in sé (cfr. Ef 1,10); questa terra e questo cielo non saranno distrutti, ma trasformati.

Pensando a Francesco ho intuito come spirito di povertà e comunione col creato vadano insieme, in un certo senso nulla è nostro, ma noi possediamo tutto in Cristo: l’intera creazione che riceviamo come un dono del Padre.

Ciascuno di noi è stato voluto e concepito da Dio in profonda comunione con lui, con l’umanità e tutto il creato; tale armonia è stata però rotta dal peccato originale, che ha introdotto il male morale nella mirabile opera della creazione.

Dobbiamo imparare da san Francesco a ritrovare l’armonia originaria rispettando ogni creatura, senza sfruttarla o distruggerla, ricordando che è stata voluta da Dio e che ha un valore in se stessa, al di là dell’utilità che possiamo ricavarne.

Dobbiamo ritrovare la giusta relazione con Dio, con noi stessi, fra noi e con le altre creature. La mancanza di pace fra noi incide subito sulla natura che abitiamo. Ogni creatura è amata da Dio, a cominciare dal più piccolo moscerino o dall’esserino che vive solo pochi istanti.

L’uomo e la donna sono chiamati a collaborare con Dio, custodendo la creazione con cura e amore; tuttavia, il male fa sentire il suo peso nelle vicende umane e del cosmo: male fisico[2], per una certa imperfezione della creazione che tende ad evolvere continuamente verso traguardi più perfetti, male morale perché l’umanità con la sua libertà può sempre determinare vere regressioni nella storia del mondo. In tutto questo, però, dobbiamo nutrire l’interiore certezza che Dio sa trarre il bene anche dal male, mantenendo in esistenza ogni essere e facendolo progredire.

Il cammino dell’universo è un’evoluzione continua verso la pienezza, che è Cristo Signore. Tutte le creature camminano con noi e attraverso di noi verso una meta finale, che è la presenza di Cristo risorto che tutto accoglie e abbraccia in sé. Siamo chiamati a ricondurre a Dio tutte le creature, destinate anch’esse ad essere partecipi della vita eterna nella stupenda comunione dell’Amore.

Il Verbo di Dio per mezzo del quale e in vista del quale tutto è stato fatto (cfr. Col 1,16-17), si è incarnato e ha vissuto la sua vita terrena in questo mondo contemplando e amando ogni realtà creata, oggi da risorto vive in ogni creatura con la sua eterna gloria. Siamo tutti uniti fra noi e con tutte le creature, in cammino verso la luce e la bellezza di Cristo risorto, nostra vita e nostra pienezza.[3]

Dio Trinità, eterna comunione e relazione sussistente ha creato il mondo, infondendogli la sua impronta trinitaria, da qui quel dinamismo relazionale che fa sì che ogni essere vivente tenda a mettersi in rapporto con qualche altro, intessendo una trama di relazioni variegate e molteplici; ne deriva che la persona umana è se stessa solo se vive in relazione.[4] Siamo tutti, per così dire, interconnessi, non possiamo realizzarci senza essere in relazione, siamo chiamati a camminare insieme verso la pienezza, che è Cristo, vivendo in comunione con gli altri e con tutto il creato; dobbiamo riportare tutte le creature al loro Creatore, un giorno godremo con loro della Vita eterna, che sarà l’infinita bellezza di tutti gli eletti liberati in Cristo e dell’universo ricapitolato in lui.

Animati da questa speranza, se vogliamo essere fedeli al progetto di Dio, dobbiamo imparare a vivere la nostra vita terrena, incastonati nel presente, senza pensare al passato e senza preoccupazioni per il futuro, attenti a compiere con amore la volontà di Dio di ogni attimo, sapendo sostare davanti a ogni prossimo che incontriamo, prendendoci il tempo di contemplare la natura e di godere di ciò che è bello, senza ansietà e fretta. Compiere piccoli gesti di amore ci aiuterà a costruire ponti e legami di amicizia, la capacità di vivere con sobrietà senza inutili bisogni ci farà liberi dal consumismo, solo così godremo anche con poco, apprezzando persone e cose, intavolando autentici rapporti, intraprendendo cammini comunitari di conversione con l’interiore certezza che legami profondi ci uniscono a tutti gli esseri creati e che Dio ci chiama a vivere con loro in relazione vitale, fatti uno in Cristo Signore. Dobbiamo cessare di essere sfruttatori della natura per diventare custodi del creato quale opera di Dio a noi affidata, ma per fare questo dobbiamo essere prima di tutto uniti fra noi. È impossibile vivere il giusto rapporto col creato senza essere prima di tutto uniti con i fratelli e le sorelle che Dio ci affida, con coloro che ci sono vicini o che sono lontani, con l’intera umanità di oggi e di domani della cui vita dobbiamo sentirci responsabili facendo la nostra parte nel nostro piccolo angolo di mondo, sapendo che ogni nostro gesto d’amore, anche se sconosciuto, incide sull’equilibrio di tutto il cosmo. Il bene è diffusivo per natura. Non possiamo spadroneggiare sul creato per scopi utilitaristici.

La fede illumina il mistero della natura e ci fa capaci di intraprendere uno stile di vita sobrio, opponendoci, ciascuno secondo le sue possibilità, allo spreco e al degrado del nostro pianeta. Urge comprendere l’importanza di una visione cristiana dell’ecologia e i veri fondamenti della pace tanto desiderata e tanto minacciata dalla follia delle guerre che in ogni tempo devastano la nostra “casa comune”.

La destinazione universale dei beni è obbligatoria per garantire la dignità di ogni persona. Dobbiamo adoperarci perché ovunque regni la giustizia e l’equità, rispettando persone e ambiente, promuovendo in ogni modo il bene comune.

Coltiviamo nella fede l’interiore certezza che Gesù risorto è vivo e operante nel nostro mondo e che stiamo tutti camminando verso la pienezza di Cristo, quando “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28). Siamo tutti legati fra noi e con l’intero universo, immersi in una trama di relazioni, in cui la vita di uno dipende da quella degli altri.

Il mondo tende verso la sua meta, esso, infatti, pur conservando la sua autonomia, non è soltanto una realtà naturale, perché il Risorto opera in esso in modo misterioso orientandolo verso il suo destino di pienezza.[5]

Non ci resta che vivere con san Francesco una sana relazione col creato, operando continuamente a favore della pace e della comunione universale in ogni ambito e in ogni realtà; solo così possiamo intonare la nostra lode a Dio per e con tutte le sue creature.

 

Fatti voce

di ogni creatura

cantiamo gloria

a te, mio Signore.

 

Alberi, fiori,

piante, animali

son come noi

creature del Padre.

Prestiamo la voce

a questo universo;

anche le galassie

allora diranno:

“Gloria all’Altissimo,

Dio creatore”.

 

Il filo d’erba,

il sole, il bimbo

sono usciti

dalle mani

del Padre.

Creature fra le creature,

dando voce

alla creazione

cantiamo allora:

“Gloria a te,

mio Signore”.

 sr. Nunziella

 

[1] Cfr. Papa Francesco, Lettera enciclica sulla cura della casa comune Laudato si’ (24 maggio 2015), n. 100.

[2] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 310.

[3] In quest’ottica si pone il pensiero di padre Teilhard de Chardin.

[4] Cfr. Papa Francesco, Lett. enciclica sulla cura della casa comune Laudato si’ (24 maggio 2015), n. 240.

[5] Cfr. Papa Francesco, Lett. enciclica sulla cura della casa comune Laudato si’ (24 maggio 2015), n. 100.

Carissime e carissimi tutti,

come ogni anno tornano l’Avvento e il Natale, tempi liturgici che ci concentrano sul mistero del Verbo incarnato.

Siamo chiamati a rimettere a fuoco la nostra vocazione cristiana e il nostro speciale rapporto con Maria, la Vergine Madre, in lei e con lei possiamo inoltrarci nei sentieri dello Spirito per ascoltare le ineffabili armonie dell’Amore, che è Dio, e si rivela a noi attraverso un bambino appena nato «Ci è stato dato un figlio» (Is 9,5).

 

I tempi liturgici dell’Avvento e del Natale ci rimettono ogni anno nella contemplazione del mistero del Verbo incarnato nel suo mirabile incanto.

Ci commuove vedere Gesù piccolo sotto i nostri occhi, sostenuto dalle braccia di Maria, da cui ha preso la nostra natura umana.

Il mistero continua nel tempo, anche oggi, il Verbo continua a incarnarsi in noi sue membra, unite a Maria, sua Madre, fino a diventare in lei e con lei “unica Madre” di Cristo in noi e fra noi.

Il Verbo si fa carne in noi fatti sua dimora se lo amiamo, fra noi se ci amiamo reciprocamente in lui.

Il Verbo si è fatto carne a Betlemme, a Nazareth, e abbiamo visto fra noi un uomo, dal cuore palpitante d’amore. Quest’uomo è la Parola che si è manifestata a noi fino all’abbandono della croce e all’alleluia della risurrezione.

La seconda Persona della Trinità, la Sapienza eterna si è racchiusa nel corpicciolo di un bambino appena nato e ha raggiunto il suo “misterioso splendore” nel corpo esanime del Crocifisso.

Il Verbo si fa carne, ancora oggi, in noi, membra della sua Chiesa in intima comunione con Maria.

In noi Gesù continua a vivere, in ogni tempo, rinnovando la sua passione.

Maria e la Chiesa, Maria e noi, noi con la Madre, noi nella Madre siamo un solo mistero d’amore in Cristo Signore che ci porta in sé fino alla gloria della Vita senza fine.

La nostra vocazione cristiana è essenzialmente “mariana”, siamo tutti chiamati a lasciarci, per così dire, “vivere” da Maria per continuare a generare Cristo in noi e fra noi; solo in lei presente in noi, solo sul suo silenzio, la Parola fatta carne torna a parlare. Vivere in comunione con Maria ci fa capaci di amare Gesù col cuore della Madre, diventiamo capaci di riconoscere la presenza di Cristo in ogni fratello e in ogni sorella che incontriamo, in ogni persona che ci viene affidata, diventiamo capaci di vivere un amore materno verso tutti, a cominciare dai più deboli e fragili.

Solo così, nel nostro mondo, schiantato da tanti mali, può instaurarsi la pace, solo così può regnare la gioia, solo così anche il dolore e la morte diventano varco alla Vita che non muore.

Se amiamo Maria, insieme con lei, quasi sua mistica presenza qui in terra, possiamo scoprire la bellezza dell’infanzia spirituale e, parole nella Parola, possiamo vivere fra noi la comunione trinitaria che il Verbo incarnato viene a parteciparci.

Il volto di Maria con la sua ineffabile dolcezza ci svela la tenerezza “increata” dello Spirito consolatore, che invade e vivifica i nostri cuori.

L’Amore increato, lo Spirito Santo, soave come una madre, ci conduce sulla via della santità, unisce i nostri cuori in Cristo portandoci all’unità. Se siamo così uniti, Maria opera fra noi e lo Spirito ci fa una cosa sola in Gesù, per la gloria del Padre.

Non ci resta che amare Gesù col cuore della Madre, in comunione con lo Spirito consolatore, e sarà per noi Natale ogni giorno, ogni momento.

Essere cristiani significa essere “mariani”, lasciare che Maria prenda posto nella nostra vita interiore fino al punto di lasciarci quasi vivere da lei. La grandezza di Maria sta nella sua umiltà, nel suo scomparire, nel suo silenzio nel quale Gesù, la Parola fatta carne, può parlare liberamente.

In tutta la vicenda di Gesù di Nazareth, Maria è costantemente presente accanto a lui dalla nascita al Calvario, ma è il Figlio che viene in rilievo, quasi non ci accorgiamo di lei nel suo scomparire. Anche noi se ci svuotiamo del nostro io perché sia Gesù a parlare o ad agire in noi e attraverso noi ci sintonizziamo sull’esperienza di Maria. Se poi ci amiamo scambievolmente, rinnegando noi stessi per fare spazio a Gesù fra noi, “riviviamo”, per così dire, Maria tutti insieme, Gesù nasce fra noi.

Se facciamo il vuoto dentro di noi per amare Gesù presente in noi, negli altri, fra noi, riviviamo Maria, siamo lei per partecipazione.

Nella via dell’infanzia spirituale Maria ci condurrà da piccoli nel cammino della santità e l’incarnazione del Verbo continuerà sul nulla di noi, in noi uniti alla Madre nello stesso amore verso l’Unigenito.

Davanti alla bellezza del mistero del Verbo incarnato mi viene infine più facile ricorrere al linguaggio poetico nel tentativo di esprimere l’inesprimibile attraverso la poesia.

 

E il Verbo si è fatto carne

 

La Parola si è fatta carne

vibra nel cuore di un uomo

che palpita d’amore,

che scoppia in lacrime

davanti alla morte di Lazzaro,

che sorride e che spera,

che fatica e che ama,

nelle distese della Palestina.

La Parola si fa uomo.

 

La Sapienza eterna

è racchiusa nel corpicciolo

di un bimbo appena nato,

disteso in una mangiatoia.

La sapienza risplende

nel corpo esanime

di un crocifisso

abbandonato sulla croce

di tutti i secoli.

 

L’Amore ha incontrato il dolore,

la Vita e la morte

si sono incontrate

in un prodigioso duello.

Ha vinto la Vita.

Ha vinto l’Amore.

Il cuore di carne di Dio

si dà a noi gementi

nella valle di lacrime

di questa terra di esilio.

 

Il Verbo si è fatto uomo,

prendendo la carne da Maria;

ha reso immacolata sua Madre,

primizia della nuova creazione.

Il Verbo si fa carne

in ogni tempo

in noi, sua Chiesa,

sue membra viventi

in intima comunione con Maria.

 

Chi fa la volontà del Padre

è per Cristo

fratello, sorella e madre;

quasi unica Madre,

insieme, con e in Maria,

nuova concezione immacolata

attraverso la purificazione e la santificazione del tempo…

La Vergina e la Chiesa,

lei e noi,

unica Madre

del Verbo che si è fatto carne

e continua a farsi carne

nel tempo.

 

In noi oggi

la Parola parla ancora.

In noi oggi

il Crocifisso geme ancora

continuando la sua passione.

In noi oggi

la Vita torna a vincere la morte

e la gioia del Risorto

risplende nelle sue membra.

 

Maria e la Chiesa,

un solo mistero d’Amore.

Maria e noi,

noi con la Madre,

noi nella Madre…

E il Verbo si fa carne

in Maria…

 

 

 

  1. Nunziella

 

Carissime e carissimi tutti,

se percorriamo insieme la via dell’Amore ci accorgeremo ben presto che esso si esprime negli innumerevoli aspetti del vivere umano, essi sono manifestazioni diverse dello stesso amore evangelico.

La vita cristiana, infatti, non deve relegarci in una religiosità avulsa dalla realtà, ma portarci a vivere il nostro cammino di fede in un inserimento ecclesiale e sociale più efficace e fattivo, dando il nostro contributo all’estensione e al consolidamento della chiesa-comunione, in vista di chiamare, tramite lei, l’umanità di oggi e di domani a sperimentare la vita trinitaria, di cui Gesù ci ha resi partecipi incarnandosi e morendo in croce per noi.

L’Amore, dunque, nei suoi molteplici aspetti della vita umana, può manifestarsi in modi diversi, ma è sempre lo stesso amore che si esprime, secondo la sua multiforme sapienza, nelle varie circostanze della nostra esistenza.

 

Se viviamo con impegno la nostra vita cristiana in comunione con altri non tarderemo a scoprire che quel che conta è amare Dio e il prossimo, l’Amore è il senso e il fondamento della nostra vocazione, esso deve incarnarsi ed esprimersi nei diversi aspetti della vita concreta, questi ultimi sono strettamente legati fra loro e conducono, per così dire, allo stesso risultato.

Come Gesù di Nazaret era sempre Gesù, sia che predicasse, sia che mangiasse, sia che pregasse…, ogni sua azione era una diversa manifestazione del suo amore, così anche noi, da cristiani, siamo chiamati a incarnare, nella nostra vita quotidiana, lo stesso amore evangelico nelle multiformi espressioni e nelle varie dimensioni degli aspetti concreti del vivere umano, essi sono strettamente collegati fra loro, nel senso che l’uno postula l’altro, se ne viviamo bene uno finiamo col vivere bene anche gli altri.

Progredire nella vita cristiana esige l’impegno a vivere bene ognuno di questi aspetti, sperimentarne uno solo influenza tutti gli altri, lo vedremo meglio se proviamo a fare una scorribanda di tali aspetti mettendoli in relazione con la vita di comunione, che il Vangelo della carità esige.

Lavorare con amore, per esempio, ci fa mettere la nostra competenza e professionalità a servizio di un autentico progresso sociale, così da rendere più umane le stesse strutture, trasformandole in presidio alla vera comunione. L’amore ci spinge a dare sempre nuove risposte nei nuovi campi del mondo del lavoro.

Lavorare, inoltre, significa guadagnare e, di conseguenza, avere la possibilità di gestire quello che possediamo secondo i criteri della giustizia evangelica. A tal proposito mi piace vedere nel Magnificat di Maria i fondamenti di una nuova economia e di una nuova politica basate sul Vangelo; come dice il cantico: “Dio deporrà i potenti dai troni ed esalterà gli umili, invierà a mani vuote i ricchi e colmerà di beni i poveri.” (cfr. Lc 1, 52-53). L’Amore farà uguali nel regno della pace.

Una nuova visione della politica e una nuova dimensione della vita sociale ispirate al Vangelo esigono, però, il nostro impegno nell’opera di evangelizzazione che non escluda nessuno fino a fare in modo che i più poveri diventino anch’essi protagonisti e operatori di pace nella grande famiglia dell’umanità per la quale Gesù ha dato la sua vita morendo in croce.

Non è, poi, possibile annunciare efficacemente l’Amore, che viene da Dio, se non andiamo in profondità nella comunione con Dio, se non alimentiamo continuamente la nostra vita di preghiera. Va anche detto che, se viviamo con intensità la relazione con gli altri, ne può guadagnare la nostra preghiera.

Come Gesù dobbiamo imparare a ritirarci in preghiera per ritrovare dentro di noi in Dio anche i fratelli e le sorelle di tutti i tempi. La piccola cella del nostro cuore è abitata da Dio uno e trino che la dilata sull’Infinito e sull’intera umanità.

La comunione con Dio è, dunque, il fondamento della comunione con gli altri, quest’ultima esige, inoltre, prima di tutto l’amore verso noi stessi interamente presi: corpo-anima. Non per niente «Ama il prossimo come te stesso» (Lv 19,18) è il secondo comandamento della legge antica. Amarsi significa anche accettarsi nella propria corporeità; il nostro corpo è destinato alla gloria, deve, perciò, entrare nell’esperienza della nostra vita cristiana, perché è tempio di Dio.

Da qui nasce la necessità di prenderci cura della nostra vita fisica e della nostra salute con tutti i mezzi umani disponibili a questo scopo, senza, però, dimenticare che la vita fisica è in funzione dell’altra Vita, quella eterna, destinata sia all’anima, sia al corpo. In questa prospettiva la salute e la malattia sono tappe diverse dell’unica via dell’Amore, che Dio ci domanda di percorrere nelle varie situazioni della nostra esistenza.

Se, poi, viviamo in comunione con Dio, con gli altri e col nostro corpo, cioè con noi stessi, non possiamo non vivere in comunione con l’ambiente che ci circonda, senza vandalismi, esprimendo un sincero amore per il creato nel curare la bellezza e l’armonia anche intorno a noi, là dove viviamo e operiamo: nella casa, nella scuola, nell’ufficio… ovunque.

Se il vestito portato con gusto e dignità esprime l’amore e il rispetto per il nostro corpo, la cura dell’ambiente rivela il nostro amore per il creato.

Per vivere e incarnare nel concreto della quotidianità quanto abbiamo detto è, però, necessario formarsi delle convinzioni mutuate da una cultura cristiana, frutto di uno studio guidato dall’amore. Non parlo dello studio fatto per conseguire titoli, ma dello studio - studium = amore -, cioè dello studio che è vera cultura e non prurito di sapere.

Penso che le persone colte siano, spesso, più propense ad aprirsi a Dio e al suo mistero; cultura e santità vanno d’accordo. La ricerca della Verità fatta, per esempio, attraverso la filosofia o la teologia, se fatta bene, ci porta a contemplare la bellezza di Dio-Trinità, comunione eterna, movimento e impeto, silenzio e pace.

La Trinità è comunicazione perenne; di tale vita trinitaria Gesù ci ha resi partecipi, morendo in croce per noi, da qui l’importanza della comunicazione fra noi delle nostre esperienze di Dio per diventare ciò che siamo familiari di Dio, un’unica famiglia, quella dei figli e delle figlie di Dio nel Figlio. Anche i mezzi di comunicazione sociale messi a servizio dell’amore servono a questo scopo agevolando la diffusione del messaggio evangelico nello spazio e nel tempo.

Percorrendo questa rapida scorribanda degli aspetti concreti dell’amore, vediamo come essi siano collegati tra loro, esprimendo in modi diversi lo stesso amore, che viene da Dio, e che tutti siamo chiamati a vivere nelle varie circostanze e nelle diverse situazioni della nostra vita.

Lavorare, evangelizzare, pregare, curarsi, vestirsi, arredare la casa, studiare, aggiornare, informare…sono i numerosi verbi che coniugano l’amore nella multiforme varietà delle sue manifestazioni, in fondo è lo stesso Gesù che in noi e fra noi lavora, prega, annuncia il Vangelo…

Questi vari aspetti dell’amore non sono solo delle espressioni diverse della nostra vita personale, ma anche di quella della Chiesa. Penso alla comunione dei beni e all’economia vissute evangelicamente dalle varie congregazioni e dai vari organismi ecclesiali della carità, vedo l’opera di evangelizzazione della Chiesa realizzata dagli innumerevoli missionari che hanno raggiunto fin da epoca remota i più lontani confini della terra. La preghiera mi fa dirigere lo sguardo sui diversi ordini contemplativi di tutti i tempi, la salute e la cura del corpo sui vari ordini ospedalieri e sulle molte strutture sanitarie. La cura del creato, la bellezza dell’arte cristiana, la ricerca e lo studio dirigono la mia attenzione alle numerose scuole ed opere di religiosi e religiose, alle università pontificie e ai vari organismi specifici, le comunicazioni sociali, invece, alle numerose opere editoriali e alle molteplici iniziative a servizio dell’informazione ecclesiale e sociale.

Anche nell’ambito della società solo un progetto di politica mutuato dal Vangelo potrà portare a incarnare l’amore cristiano negli innumerevoli aspetti della vita.

Le modalità di incarnazione di quest’amore nei vari ambiti del vivere sociale potranno essere diverse, ma perfettamente armonizzate perché ispirate dallo stesso spirito evangelico.

Se, dunque, vogliamo diventare operatori di pace e strumenti di comunione nella Chiesa e nella società dobbiamo imparare ad amare concretamente, sapendo che il nostro operare nei vari ambiti del vivere umano è semplicemente l’espressione e la manifestazione diversa dell’unico e multiforme amore, che viene da Dio e ci guida ogni momento se ci apriamo alla sua azione illuminante e risanante.

È sempre Gesù in noi e fra noi, se siamo uniti nel suo nome, che lavora, prega, incontra gli altri, guarisce, consola ecc., è la sua vita in noi che si manifesta in modi diversi, ma che è sempre la stessa identica vita.

Gesù deve prendere tutta la nostra esistenza, non possiamo incontrarlo in chiesa e dimenticarlo a casa, ricercarlo nella preghiera e abbandonarlo nel lavoro; egli è sempre in noi e vuole agire e operare attraverso di noi, non c’è un’azione più importante di un’altra, né un ambito della nostra vita personale e sociale più significativo di un altro.

Siamo, inoltre, chiamati a operare, ognuno secondo la propria vocazione, in tutti i campi del vivere umano: arte, scienza, politica, cultura, lavoro, economia..., solo così nascerà un nuovo umanesimo fondato su Cristo, l’Uomo-Dio.

 sr. Nunziella

Gli aspetti concreti dell'Amore. Scarica il pdf

 

 

 

 

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