Carissime e carissimi tutti,
se vogliamo camminare insieme sulla Via dell’Amore, dobbiamo rimettere continuamente a fuoco la nostra vocazione cristiana. Siamo chiamati a vivere il comandamento nuovo dell’amore scambievole datoci da Gesù; per questa strada potremo sperimentare la bellezza della comunione trinitaria, di cui il Figlio di Dio, incarnandosi, ci ha resi partecipi. Solo così diventeremo agenti di comunione nella Chiesa e nell’umanità, promuovendo ovunque rapporti di reciprocità, improntati a una dinamica di unità e distinzione, dove ogni persona e ogni gruppo umano siano rispettati nella loro unicità.
La Trinità è un mistero che non possiamo capire razionalmente, ma che possiamo comprendere e vivere nella fede.
Dio Trinità è comunione d’Amore: il Padre ama il Figlio, il Figlio ama il Padre, questo Amore è un Persona, è lo Spirito Santo.
Tutta la creazione proveniente da Dio porta la sua impronta, l’uomo creato a sua immagine è comunione di persone: maschio e femmina lo creò (Gen 2, 27).
In forza dell’Incarnazione, il Verbo di Dio assume la natura umana, attraverso la sua morte in croce e la sua risurrezione ci rende partecipi della comunione trinitaria nello Spirito, che ci fa uno con lui e tra noi. Per vivere in pienezza questa vita trinitaria dobbiamo aprirci sempre più all’azione dello Spirito, che ci innesta in Cristo Signore.
Provenienti dalla Trinità andiamo verso la Trinità, siamo chiamati a vivere in comunione attraverso la carità reciproca, nella quale si concretizza la vita d’amore, che Gesù è venuto a parteciparci, per questo ci ha dato il suo comandamento: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34b). Il comandamento nuovo è, dunque, la strada concreta per vivere la comunione trinitaria.
La Trinità è mistero di unità e di distinzione, anche noi dobbiamo vivere l’amore reciproco in modo da imparare a vivere ogni distinzione fra noi in funzione dell’unità.
Spesso siamo invece abituati a distinguerci per separarci, non è così in Dio.
La via per andare in Cielo ci mette insieme, ci fa uno fra noi, non è personale, individuale; non andremo in Paradiso da soli; gli altri non sono facoltativi nella nostra vita.
La carità reciproca è un dono che viene da Dio, non dipende solo dal nostro impegno personale, ma anche dall’azione dello Spirito che ci apre all’amore verso tutti senza escludere nessuno.
Ogni persona va rispettata nella sua particolarità, nella sua distinzione personale, essa rappresenta una nota irripetibile e diversa nell’armonia del Corpo mistico.
La carità ci domanda di amare tutti, e tutti significa tutti: tutti gli uomini e le donne di tutti i continenti e di tutti i secoli, tutti coloro che sono nati nel passato e tutti quelli che nasceranno nel futuro e che non conosceremo mai.
Dobbiamo vivere da persone riconciliate con tutti e con tutto, anche con la storia, senza coltivare odi razziali, risentimenti, pregiudizi.
Soltanto Dio, però, può amare tutti, essendo presente a ciascuno nel presente. Come possiamo anche noi amare tutti e ciascuno, nonostante i nostri limiti spazio-temporali?
Per amare tutti dobbiamo amare una persona per volta, non per amare solo quella persona, ma per poter amare tutti.
Mi spiego, se per esempio voglio prendere o sollevare un lenzuolo, mi basta toccarlo da un punto soltanto per muoverlo tutto, così se stabilisco un rapporto di autentica reciprocità con una persona qualunque, entro in comunione con l’intera umanità; quella persona diventa per me, per così dire, porta d’entrata nell’intero Corpo mistico.
Se, allora, amo il mio prossimo perché è presenza di Cristo, sono realmente in comunione con tutti gli uomini e le donne di tutti i tempi e con Dio stesso, ma debbo amare quella persona come fosse l’unica, scordandomi di quelle incontrate l’attimo prima e cancellando ogni nostalgia affettiva per altri fratelli e sorelle.
Come una sola particola di ostia consacrata mi unisce a Dio e all’umanità così è di ogni persona amata nel presente.
Si comprende l’importanza di fare silenzio dentro di noi per ascoltare l’altro, che prima di tutto ha bisogno di essere accolto. Amare come Gesù significa essere recettivi, nella Trinità infatti è il Figlio che riceve continuamente la vita dal Padre.
Se sappiamo ricevere, l’altro sarà poi più disponibile ad ascoltarci.
Lasciamoci guidare dallo Spirito per diventare capaci di amare tutti e ciascuno, per amare cioè Cristo in ogni prossimo e tutti in Cristo.
Dobbiamo farci presenti totalmente all’altro nel presente, perché l’altro ci rende presente Cristo e tutta l’umanità.
Il grado di amore e di santità con cui entreremo in Cielo sarà quello con cui la morte ci sorprenderà, quello sarà per sempre fissato nell’eternità. A che ci serve l’amore dato l’attimo prima se non lo attualizziamo nel presente, amando la persona che ci sta davanti? È questo l’unico modo per restare in comunione con tutti coloro che amiamo e con tutta l’umanità, anzi è il modo migliore per crescere nella comunione e ritrovarci poi più capaci di amare tutti.
Dobbiamo avere in noi quasi l’ansia che la nostra carità, in forza del comandamento nuovo, diventi reciproca e questo nella comunità ecclesiale e nella stessa società. Finché non amiamo al punto che l’altro ci ricambi, finché non ci rendiamo amabili in modo che per gli altri sia facile amarci, non potremo realizzare il comandamento nuovo. Non possiamo ritornare a Dio da soli; non basta amare dobbiamo anche essere amati. L’Amore tende alla reciprocità per natura, la risposta arriva sempre in un modo o in un altro, a volte ritorna da persone impensate o da Dio stesso. Anche il martire che muore non corrisposto nell’amore è seme di nuovi cristiani.
Siamo chiamati a vivere la comunione trinitaria, facendo in modo che la nostra reciproca carità susciti delle comunità vive, dove ogni persona sia rispettata nella sua unicità e una costante dinamica di unità e distinzione guidi i rapporti fra le persone e i vari organismi ecclesiali e sociali ordinandoli a una costruttiva relazione di scambio e di collaborazione attraverso un dialogo operativo ed efficace. Cooperare a stabilire rapporti di reciprocità tra persone, istituzioni, associazioni, gruppi differenti è la strada maestra per vivere la comunione trinitaria nella Chiesa e nella società, in un rapporto costante di unità e di distinzione.
Ogni carisma, ogni dono di Dio, ogni vocazione è per la Chiesa e per l’umanità, bando allora a ogni proselitismo, a ogni attaccamento; dobbiamo spalancare la nostra anima alle dimensioni del mondo, alle molteplici realtà ecclesiali e sociali, facendo nostre le ansie e le aspirazioni degli altri, promuovendo sempre l’amore reciproco tra persone e gruppi differenti.
Restare totalmente presenti all’altro che incontriamo, perché è Cristo e ci rende presente tutta l’umanità, è questa la strada per vivere in comunione con tutti. Il prossimo amato nel presente è veramente la porta d’entrata nel mistero della comunione ecclesiale e sociale.
Siamo chiamati a vivere l’amore verso tutti, attraverso l’amore a ciascuno, dobbiamo entrare in relazione con ogni persona per diventare costruttori, agenti di comunione, vivendo il comandamento nuovo, agendo in maniera tale che fra noi e intorno a noi nascono delle comunità piene di vita, dove la distinzione delle persone e dei vari carismi istituzionali sia in funzione della comunione. Per realizzare tutto questo la strada maestra è concentrarci nel presente per amare una persona alla volta, come l’unica, perché è presenza di Cristo Signore e porta d’entrata nel suo Corpo mistico.
vostra sr. Nunziella