Giugno 2022
La comunione trinitaria
Carissime e carissimi tutti,
in questo Punto luce vorrei meditare con voi sull’insondabile mistero della Trinità per cogliere qualcosa di questo immenso oceano di luce e vivere con rinnovato ardore la comunione con gli altri, mutuando i nostri rapporti reciproci dalla vita della Trinità, di cui Cristo Gesù ci ha resi partecipi con la sua incarnazione.
Anche se piccolissimi davanti a Dio, egli nella sua estrema tenerezza, si è degnato di introdurci nel suo mistero. Siamo fin d’ora, in forza del battesimo, figli e figlie nel Figlio, immersi nel seno del Padre anche se continuiamo a vivere la vita quaggiù.
Cerchiamo, allora, le cose di lassù dove è Cristo nella gloria alla destra del Padre, lì siamo attesi, lì dobbiamo volgere il nostro sguardo e orientare la nostra speranza.
Nell’incarnazione del Verbo, al momento dell’Annunciazione, Dio si è rivelato per la prima volta come comunione d’amore di tre Persone uguali e distinte.
Il Verbo si è fatto carne in Maria, divenendole figlio. In Gesù e nella Vergine Madre si è così espressa nella carne la relazione nello Spirito Santo che lega il Padre e il Figlio nella Trinità.
Il Figlio generato ab æterno dal Padre, è generato nella carne da Maria.
La pienezza di vita delle Persone divine sta nel continuo donarsi, nell’essere l’una per l’altra dono e perfetta reciprocità.
Gesù, Verbo incarnato, viene a renderci partecipi di tale relazione trinitaria.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, tutta la nostra vita ha da essere una lode di gloria alla Santissima Trinità, e questo sia personalmente, sia insieme come comunità di salvati.
Per vivere tale comunione trinitaria non dobbiamo, però, collezionare belle relazioni fra noi, ma accogliere in noi lo Spirito Santo per farci guidare interiormente dalle sue mozioni e stabilire con tutti e con ciascuno una vera relazione in Dio.
Nell’ineffabile armonia della comunione trinitaria, il Padre, nella sua suprema kenosi d’amore, genera il Figlio che a lui ritorna. Lo Spirito, procedendo da entrambi, è l’Amore increato, l’unità del Padre e del Figlio.
Il «tu in me e l’io in te» (Gv 17,21) delle Persone divine fonda la loro mirabile unità-distinzione.
La Trinità è completa in se stessa. Il Padre è nel Figlio, il Figlio è nel Padre, nello Spirito.
Il Cristianesimo è fede nell’Amore che esiste, che crea, che salva e redime: questo è Dio-Trinità.
Contemplare la Trinità è immergersi in un oceano di delizie, nella vita di Dio, nella sua insondabile intimità.
Siamo stati creati per vivere la vita trinitaria fra noi, ciò è possibile se condotti dalla grazia amiamo, come figli e figlie nel Figlio, l’eterno Padre, facendo la sua volontà.
Come possiamo fare questo nella vita di ogni giorno?
C’è un episodio del Vangelo che può illuminarci a questo proposito quando Maria e Giuseppe recatisi a Gerusalemme smarriscono Gesù e lo cercano angosciati; ritrovatolo intento a parlare coi dottori del Tempio, Maria gli domanda: “Perché ci hai fatto questo? Tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo.”. E Gesù risponde: “Non sapevate che io debbo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Il Vangelo poi continua dicendo che Gesù scese a Nazareth e stava loro sottomesso. Si direbbe che qui ci sia una contraddizione fra Giuseppe, il padre terreno, e il Padre; in realtà la sottomissione d’amore di Gesù a Giuseppe e a Maria non si pone come ostacolo al suo rapporto col Padre; egli obbedisce ai suoi genitori perché essi esprimono per lui la volontà del Padre celeste.
Anche noi, come Gesù e in Gesù, siamo chiamati a fare, da figli, la volontà del Padre obbedendo anche noi a coloro che esprimono il Padre nella nostra vita, che fanno cioè la parte del padre, può trattarsi dei genitori, dei superiori di una comunità religiosa, del preside di una scuola, del capoufficio, ecc. Non c’è società, gruppo umano, popolo che possa esistere senza un capo. In ogni realtà associativa è indispensabile che si instaurino tra le persone dei rapporti trinitari, per cui ci sia sempre chi fa da padre e chi fa da figlio, in un gioco relazionale che può anche invertirsi con la stessa dinamica, per cui a un certo punto chi faceva da figlio torni a fare da padre e viceversa, ma guai a un gruppo umano dove tutti fanno da padre, è il caos, il padre ha da essere uno solo, diversamente si instaura un conflitto fra coloro che vogliono comandare senza amare. Anche una società o una famiglia senza padre cade ugualmente nel caos perché senza qualcuno che guidi non si va da nessuna parte.
Nella Trinità il Padre ama ed è puro dono, il Figlio riceve il dono e torna a lui nello Spirito che li unisce ed è l’Amore stesso. Dono e accoglienza debbono incontrarsi in ogni vera relazione sia interpersonale, sia di gruppo, dover chi fa da figlio può anche essere un insieme di persone che concordano nel sintonizzarsi su chi, da padre, li guida con amore.
Solo vivendo in questa reciprocità possiamo sperimentare gli effetti dello Spirito consolatore, la gioia dell’unità.
I nostri rapporti saranno mutuati da quelli delle Persone divine per partecipazione di grazia e tutto ci condurrà a vivere l’amore scambievole fino a sentirci una cosa sola in Cristo, figlie e figli nel Figlio, solo in lui fatti Figlio nell’amore reciproco possiamo allora giungere a fare l’esperienza di sentirci nel seno del Padre avvolti dalla sua tenerezza.
Non c’è altra strada per arrivare al Padre se non il Figlio. Nell’Unigenito, fatti lui, anche noi, anche tu, anch’io, per un dono di grazia, possiamo giungere a dire:
“Eterno Padre, Papà mio, Papà nostro, Tenerezza eterna, nel Figlio, ogni figlio sta nel tuo seno, da sempre mi hai visto, mi hai pensato, mi hai generato come figlio unico e prediletto nel Figlio.
Su di me è un’eternità d’amore, sono stato amato dall’eternità e per l’eternità. Sono stato agognato prima di nascere, prima di essere creato per sempre.
Tu hai un solo Figlio, ogni figlio è unico per te nel Figlio. Ed io posso amarti, mi hai generato come risposta d’amore per te, ed io posso amarti con un cuore di carne, che batte per te. Quanto poco ti ho conosciuto e amato, o “Bellezza sempre antica e sempre nuova”, fa che impieghi solo per amarti il tempo che mi rimane da vivere.
Su di me è riposta la tua trepidante compiacenza, la tua tenerezza materna: «Sia fatta la tua volontà» (Mt 6,10) ogni momento, in ogni attimo della mia vita. Amen”.
sr. Nunziella