Carissime e carissimi tutti,

eccomi di nuovo a voi, come di consueto, per riprendere il nostro cammino nell’ottica di questo nuovo punto luce, che vuole approfondire il mistero dell’unità fra noi in Cristo Gesù.

Dio Trinità, solo e completo in tutto, ha da sempre concepito un piano d’amore volto a comunicare la sua vita divina fuori di sé alla creazione, chiamandoci a partecipare alla comunione trinitaria in Cristo attraverso l’incarnazione del suo Verbo fatto uomo e la ricapitolazione universale dell’umanità e del creato in lui nella pienezza della parusia che verrà e verso la quale siamo incamminati. In questa esaltante prospettiva vorrei meditare con voi la bellezza dell’unità a cui siamo chiamati se ci apriamo all'azione di Dio e ci amiamo come Gesù ci ha amati, cioè fino al dono della vita come egli ha fatto sulla croce.

 

Il comandamento nuovo di Gesù ci chiede di amarci reciprocamente come lui ci ha amati, cioè fino al punto di dare la vita l’uno per l’altro, solo così saremo uniti nel suo nome e potremo sperimentare la presenza viva di Gesù fra noi. Egli, infatti, afferma nel Vangelo che dove due o più sono uniti nel suo nome, egli è in mezzo a loro (cfr. Mt 18,20). È interessante notare che egli parla di “due o più” senza precisare altro, si può dunque trattare di due persone qualunque di diversa età, cultura, condizione sociale, credo e religione. Se esse si riuniscono nel nome di Gesù, il loro incontro produce un fatto straordinario: il Risorto si fa presente fra loro, illuminando e riscaldando la loro vita e quella di coloro che entrano in relazione con loro; succede come quando in un circuito elettrico il contatto del polo positivo con quello negativo produce luce, calore, energia...

Tale presenza di Gesù, del Santo fra noi, è tale che davanti ad essa tutto va posposto anche la nostra santità personale, e ciò è possibile se ci facciamo vuoti davanti al fratello e alla sorella da amare, accogliendo Gesù fra noi e in noi, in ciascuno di noi, sul nulla di noi, facendoci dono d’amore come Gesù crocifisso e abbandonato che non ha considerato un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma ha spogliato se stesso, assumendo la natura di servo (cfr. Fil 2, 6-7).

Gesù crocifisso che, sulla croce, giunge a gridare «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato» (Mc 15,34) fa, in qualche modo, l’esperienza di perdere Dio per donarcelo, per renderci cioè partecipi della natura divina. Anche noi, se vogliamo fare l'esperienza concreta dell'unità con gli altri, dobbiamo saper perdere tutto, anche la nostra precedente esperienza di Dio, anche le nostre certezze, per diventare un vuoto d'amore, per rinnegare noi stessi e farci puro dono, solo così, se dall'altro lato il fratello o la sorella risponderanno con lo stesso amore, allora l'unità in Gesù sarà piena; va detto, però, che egli l'ha chiesta per noi al Padre, nella preghiera sacerdotale: «Tutti siano una cosa sola… perché il mondo creda» (Gv 17,21).

L'unità fra noi è, dunque, un dono di Dio da chiedere nella preghiera e a cui aprirci per accogliere l'Emanuele, Dio fra noi, sul nulla di noi.

Non possiamo costruire l'unità coi nostri sforzi umani, né possiamo godere di questa grazia, se non restiamo fedeli all'amore reciproco guidati da Gesù abbandonato unica via per giungere alla vera unità.

La presenza di Gesù fra noi non è stabile, possiamo perderla se non siamo più pronti a dare la vita gli uni per gli altri, essa esige il restare uniti nel suo nome, cioè il dono totale di sé.

Impariamo a dichiararci, esplicitamente, l'un l'altro, la nostra volontà di essere uniti in Cristo a qualunque costo. Diciamoci reciprocamente: "Io sono pronto a dare la vita per te e tu?". Facciamo tra noi il patto di restare uniti, ricominciando sempre, per custodire la presenza di Gesù fra noi, sul nulla di noi, fatti in Maria a con Maria vuoto amante, silenzio d'amore.

Gesù fra noi è la fonte della nostra gioia, è presente fra noi anche se fisicamente lontani, egli vale più della nostra vita.

Per sperimentare tale presenza operativa di Gesù in mezzo a noi, è, però, necessario essere uniti nel suo nome, senza incrinature o compromessi. Ci si potrebbe, infatti, unire per compiere una missione comune o un'opera di grande valore umano e sociale, ma ciò non basterebbe; per essere uniti in Cristo è necessario che egli sia l'unico motivo della nostra unità sul nulla di noi, cioè sul nulla di tutti i nostri progetti e interessi anche santi.

Guardiamo a Gesù abbandonato che si è donato pienamente a noi, vivendo il nulla di sé, per darci la vita di Dio, per farci figli e figlie di Dio; amiamoci reciprocamente come lui ci ha amati, solo così sperimenteremo l'unità in Cristo e diventeremo membra del suo Corpo mistico, Chiesa viva.

 

sr. Nunziella

 

 

 

 

 

 

SLOGAN:             Custodiamo la presenza di Gesù fra noi, in Maria.

 

 

 

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