Con amore e fede abbiamo accolto Benedetto XVI il 19 aprile del 2005, quando lo Spirito lo ha indicato a guida della Chiesa come successore di Pietro. Abbiamo imparato a conoscerlo, a seguirlo nella costante ricerca della Verità e nell’obbedienza alla Volontà di Dio. Come tanti, con fede, amore e tenerezza lo abbiamo accompagnato con la preghiera, con la vicinanza del cuore, da quell’11 febbraio del 2016, quando, con quel pizzico di audacia del giovane Ratzinger sempre custodita nel cuore, ancora una volta obbedisce al suo Signore, allo Spirito che lo spinge a fare qualcosa di nuovo: per amore della Chiesa un Papa, impedito dalla fragilità dell’età, può anche dimettersi. Il cuore di padre, però, non è mai troppo stanco e fino all’ultimo segue, prega, crede, spera, ama.
Con la Chiesa, non possiamo che rendere grazie a Dio per un Pastore mite, gentile, radicato in Cristo, fedele alla Chiesa. Con la sua preghiera ha certamente accompagnato il nostro Papa Francesco, gli uomini e le donne provate di questo tempo, ognuno di noi. Chi lo ha conosciuto sa quanto continuasse a tenersi informato e a pregare, per tutti e per ciascuno, rispondendo puntualmente a degli auguri, inviando un saluto, una preghiera, una benedizione.
Da ultimo ci resta un piccolo grande dono, impreziosito dalla debolezza degli ultimi tempi: era ormai difficile scrivere, ma poteva ancora benedire una statua di San Giuseppe da mandarci in dono per la casa appena ristrutturata.
Padre amato, ci benedica ancora dal Cielo, benedica tutti noi, tutta la Chiesa, continui la sua preghiera al Padre per l’umanità in cammino perché si direzioni verso Dio-Amore e, in Cristo, ogni relazione trovi il suo compimento.