Carissime e carissimi tutti,
mi ritrovo spesso in questi giorni a meditare sulla bellezza della nostra vocazione cristiana e del mirabile piano di grazia che Dio Padre ha su ciascuno di noi in Cristo Signore. Siamo stati creati da Dio per la comunione, lasciamoci guidare da Gesù sulla via dell'Amore, abbandonandoci con fiducia alla sua amorosa conduzione. Guardiamo persone e cose con sguardo di fede, diffidando dei nostri pensieri e delle nostre impressioni personali, quando la tentazione ci porta a giudicare gli altri con sicurezza, dimenticando che solo Dio sa quello che c'è nel cuore di ogni suo figlio e figlia. Non fermiamoci alle apparenze, coltiviamo un sincero sentimento di umiltà, sapendo che dobbiamo ogni giorno imparare ad amare. Gesù vuole renderci partecipi della comunione trinitaria, ma non è possibile accogliere in noi simile grazia se non facciamo il vuoto dentro di noi, se non purifichiamo la nostra memoria da ricordi negativi per vedere con occhi nuovi ogni fratello e sorella e ricominciare ogni momento ad amare tutti e ciascuno con fiducia.
«Chi ha visto me ha visto il Padre» (Gv 14,9) è la risposta data da Gesù a Filippo che gli chiede di mostrargli il Padre, essa rivela il rapporto ineffabile che lega il Padre al Figlio nella Trinità, a cui fa cenno il prologo del Vangelo di san Giovanni: «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1,1), era dunque presso il Padre all'inizio della creazione, perché «tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste» (Gv 1,3).
Mirabile unità della Trinità, dove la relazione d'amore del Padre e del Figlio è sostanziale, è lo Spirito Santo, che procede da entrambi!
La comunione trinitaria è l'unità-distinzione delle tre Persone divine, uguali e distinte.
Se Dio è Amore, tutto è stato creato per amore, tutto nella creazione dice relazione e reciprocità. Nel cosmo è, dunque, possibile cogliere un rapporto invisibile, una legge di armonia e un afflato di vita. Dio ha creato l'universo secondo un disegno d'amore, che manifesterà nella pienezza dei tempi in Cristo Signore.
Siamo creature uscite dalle mani di Dio, plasmate dal suo amore, fatte in mutuo dono le une per le altre.
Il cosmo riflette l'essenza del suo Creatore. La materia inanimata, il mondo vegetale e animale portano in sé le vestigia di Dio. Alberi, piante, animali tutto sta in relazione d'amore; un rapporto di reciprocità e mutuo aiuto è sottinteso a tutto il creato e sostiene l'equilibrio del cosmo.
Al centro della creazione si colloca l'«uomo» creato a immagine di Dio come relazione d'amore: uomo-donna, «comunione di persone», così come la Trinità è comunione di Persone.
Il cosmo è creato così in dono per l'uomo.
Comprendiamo perché l'«uomo», col peccato originale, ribellandosi a Dio, abbia negato se stesso, perché si è negato come relazione d'amore. Il peccato originale è rottura del rapporto con Dio, con la creazione e spaccatura dello stesso «uomo». L'equilibrio della creazione è stato sconvolto, ma Dio, nel suo amore infinito, ha escogitato una via di salvezza, una nuova creazione. Il racconto della creazione, con la caduta di Adamo ed Eva, si chiude, infatti, con l'annuncio della redenzione, quando Dio, rivolto al serpente, dice: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa» (Gn 3,15).
Maria, nuova Eva, è l'alba della nuova creazione. Per lei e in lei il Verbo si incarnerà, e la creazione assisterà ammutolita al prodigio di Dio fatto bambino in braccio ad una Vergine.
San Paolo, parlando di Gesù, ci dice che egli è venuto per rimettere l'umanità e il creato nella giusta relazione con Dio (cfr. Rm 10,4). Egli viene a riconciliarci in lui col Padre, fra noi e col cosmo.
Il mistero di Cristo assomma in sé la realtà della creazione e quella della redenzione. «Tutto è stato fatto per mezzo di lui» (Gv 1,3), tutto sarà rifatto, ricapitolato per lui e in lui. Ecco l'inscindibile rapporto tra creazione e redenzione. La creazione attende la redenzione, che la porterà alla sua pienezza.
San Paolo esprime, mirabilmente, l'ansia della creazione quando dice che «La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio… e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione» (Rm 8,19-21), in quel giorno in cui Cristo sarà tutto in tutti; solo allora, nella gioia della piena comunione, l'«uomo» sarà pienamente se stesso nel Verbo incarnato, sarà cioè in Cristo Signore, relazione d'amore con Dio, con l'umanità e col cosmo.
Noi siamo già, nella fede, quello che saremo, la nostra vita è già in Cristo risorto, tuttavia l'avvento del Regno di Dio, nella sua pienezza, deve ancora avvenire, da qui la necessità di rivedere la nostra vita e le nostre relazioni alla luce del mistero della creazione e della redenzione, alla luce cioè di questo splendido piano di grazia del Padre, da lui concepito per comunicarsi e rivelarci il suo amore in Cristo, nello Spirito; ci ha predestinati, infatti, ad essere suoi figli e figlie nel Figlio nella gioia della nuova creazione e nell'incanto dei nuovi cieli e della nuova terra che ci attende alla fine dei tempi.
Siamo stati fatti ad immagine di Dio per essere partecipi della vita di comunione della Trinità; amare è, allora, essere se stessi, è ritrovare il proprio equilibrio originario, è risanare le ferite inflitte dalle conseguenze del peccato originale; amare è risalire con Gesù, in Gesù, per Gesù una china, nella quale siamo caduti, su, su, fino a trovare l'armonia della nuova creazione, dove la relazione più perfetta rivelatrice di Dio è quella di Gesù con Maria, nella quale tutti noi siamo espressi e, in qualche modo, contenuti.
sr. Nunziella