Questa lettera viene approfondita negli incontri promossi dall'Istituto delle Suore del Bell'Amore e relativi Cenacoli, come anche altrove.
Meditazione proposta dalla Madre come Punto luce del mese di agosto 2014.
Impariamo a pregare
Conversazione di sr. Nunziella Scopelliti
Esercizi annuali alle suore
Palermo, 27 dicembre 1996
Trascrizione da registrazione
Pregate ininterrottamente
La nostra esperienza di vita tutta centrata sulla comunione ci porta spontaneamente a tendere verso quella preghiera incessante raccomandata da Gesù nel Vangelo:«Pregate ininterrottamente»(1Ts 5,17).
L'esercizio della carità vissuta nel concreto della vita, l'offerta a Gesù di ogni nostra azione per la gloria del Padre, il frequente rivolgersi con spontanee invocazioni all'una o all'altra Persona della Trinità, l'abbandono fiducioso nelle braccia di Maria sono mezzi efficaci per fare della nostra vita, un po' per volta, una preghiera e un inno di lode a Dio: Padre, Figlio e Spirito.
Elevare spesso la mente a Dio, vivere il più possibile coscientemente alla sua presenza è un'esigenza naturale di un cuore che ama; dovremmo prendere l'abitudine di sfruttare tutti i momenti liberi per parlare con lui, per chiedergli aiuto, per lodarlo, intessendo la giornata di santi colloqui, di spontanee aspirazioni, di semplici sguardi d'amore a Dio percepito in noi, accanto a noi, nell'Eucarestia, ovunque: alla fermata del pullman, al bar, a scuola, guardando una vetrina, un bel panorama o i bambini che corrono in mezzo ad una strada.
L'amore verso Dio ci spinge ad imparare a metterci in comunione con lui, sempre e dappertutto.
Ecco, in poche battute, una prima sintesi del nostro modo di pregare, essa può farci intravedere che cosa intendo quando dico che dobbiamo essere monache prestate al territorio. Giungere a questa preghiera incessante è il senso profondo della nostra vita, che ha due dimensioni portanti: la comunione con Dio e la comunione... che è Dio, partecipata a noi, non è, però, possibile sperimentare quest’ultima senza partire dalla comunione con Dio. Quindi la comunione con Dio e la comunione reciproca sono le due dimensioni inscindibili della nostra vita; ma non c'è comunione fra noi senza comunione con Dio. Se noi per stare bene abbiamo bisogno della comunione fra noi, non so se faremo molta strada; se invece perché la comunione fra noi ci sia, facciamo riferimento alla comunione con Dio è sicuro che le cose cammineranno! Cioè il fondamento viene dalla comunione con Dio e la comunione tra noi è la partecipazione di una grazia trinitaria che viene da Dio, ma non è il contrario. Non è che un bellissimo rapporto umano tra noi ci porterà alla comunione con Dio, è un bellissimo rapporto con Dio che ci porterà a sperimentare anche la comunione umana tra noi: quella dell'umano bello, illuminato dal divino o trasfigurato dal divino che lo informa, ma noi dobbiamo imparare a stare soli con Dio, perché solo chi è capace di solitudine è capace di comunione, non è, invece, capace di comunione chi non è capace di solitudine!
Vi invito, dunque, come prima cosa, nella prima meditazione della giornata, a mettere seriamente a fuoco questo punto della nostra vita: "Ma io, come voglio lasciarmi fondere da questa Parola di Dio: «Pregate ininterrottamente»? (1Ts 5,17)", perché è un comando; come un altro comando è «Siate lieti»(Fil 4,4). Sono i comandi rivolti in modo specialissimo alle Suore del Bell'Amore: «Pregate ininterrottamente»e «siate lieti».
Vediamo come fare ad arrivare alla preghiera incessante.
Passiamo adesso a quelle condizioni preliminari che riguardano la nostra preghiera e, quindi, tutte le meditazioni. Parliamo delle condizioni in questa prima meditazione, saranno però le stesse condizioni... di tutte le altre meditazioni di queste giornate.
Prima condizione: un luogo adatto, un tempo stabilito, sempre lo stesso.
Seconda condizione: la posizione del corpo.
Terza condizione: lo stato fisico della persona.
Un luogo adatto, un tempo stabilito
L'invito di Gesù a pregare senza stancarci (cfr. 1Ts 5,17) esige, perché sia realizzato, che impariamo a fare orazione anche in modo esplicito, scegliendo un luogo adatto al raccoglimento e orari liberi da altre preoccupazioni, liberi significa che noi li rendiamo liberi, non che sono liberi: «…quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo che è nel segreto» (Mt 6,6), la camera nella vita di tutti i giorni ce l'avete; la porta chiusa anche; camera sta qui anche per luogo appartato, per posto adatto, senza scordarsi di una grande affermazione di Charles De Foucauld: "Come sarà presto povero del dono della preghiera colui che non sarà stato capace di pregare dappertutto"; ciò significa che noi dobbiamo saper trovare le condizioni per la preghiera ovunque; ci trovassimo in viaggio, dobbiamo saper trovare il modo di entrare nella nostra cella interiore anche in mezzo alla folla, su un treno. Vedremo piano piano come.
Tale preghiera esplicita, se cercata quotidianamente con fedeltà, ci fa capaci di orientare facilmente verso Dio tutte le facoltà ed energie anche in piena attività, nella vita di tutti i giorni, fino a giungere a vivere in comunione costante con le tre divine Persone nel modo e nella misura in cui ci sarà concesso dall'alto.
Questa affermazione non permette interpretazioni; ciò significa che tale preghiera esplicita ci fa capaci di orientare tutte le nostre energie in Dio ad una sola condizione: se cercata quotidianamente con fedeltà.
Allora, supponiamo che l'una o l'altra di voi desiderasse un colloquio personale con me e mi dicesse che ha delle prove, delle difficoltà con Dio o con le sorelle, la prima domanda che farei potrebbe essere questa: "Sei stata fedele ad un'ora e più di orazione quotidiana, mezz'ora la mattina e tre quarti d'ora la sera?"[1]. Se questo non ci fosse stato, mi potrei comportare come un medico che dicesse: "Torna la prossima volta, dopo che avrai fatto la cura".
La grande aspirazione dell'uomo e della donna del nostro secolo, al di là di ogni camuffatura o inutile schermo, resta infatti quella di vedere Dio e riposare in lui.
Gesù si ritirava da solo sui monti della sua terra e vi trascorreva intere notti in preghiera assorbito dalla sua intima unione col Padre; anche noi quando vogliamo fare orazione dobbiamo ricercare un luogo adatto: la cappella, la nostra camera, la natura... e un tempo favorevole al silenzio e a una certa quiete, e non esiste luogo, per poco che tu voglia pregare, dove non sia possibile nascondersi. Gli innamorati, che fanno di tutto per vedersi, sono esperti in questo: dobbiamo fare come loro, per ritirarci nell'intimità col nostro Dio e Signore, dandoci un appuntamento, perché se, per esempio, gli diamo come appuntamento le nove del mattino e poi ci presentiamo alle sei del pomeriggio, non va bene: il tempo dev'essere stabilito, perché il tempo stabilito ci libera dai capricci. Non scordiamoci che abbiamo a che fare con un'altra persona. Non si prega quando ci va: ci si incontra quando le due parti convengono di incontrarsi.
Ecco le prime due condizioni, dunque: il luogo e il tempo.
La seconda cosa che potrei chiedere ad un'eventuale persona che venisse a dirmi che ha delle prove, è questa: "Hai rispettato l'orario della preghiera?".
Vi inviterei adesso nel quadernino a scrivere queste due domande: "Sono stata fedele quotidianamente alla preghiera, soprattutto alla meditazione del mattino: mezz'ora, e alla preghiera della sera: mezz'ora e più?". Prima domanda.
Seconda: "Ho stabilito e rispettato l'orario della mia preghiera personale e di quella comunitaria?". Infatti nel Confiteor noi chiediamo perdono a Dio e ai fratelli, e alle sorelle: alla Chiesa.
Andiamo alla terza condizione:
La posizione del corpo
Un'altra condizione - importante - che può aiutare il raccoglimento è la posizione del corpo. Non è detto che si possa pregare in tutte le posizioni: o meglio, è vero che si può pregare in tutte le posizioni, ma per me vale quella che mi aiuta! Si può pregare in tutte le posizioni, ma per me, nel momento presente, ce n'è una che mi aiuta, non tutte, e debbo imparare a scoprirla: a seconda del momento, ce ne può essere una o un'altra. È vero che è possibile pregare in qualsiasisituazione - penso ai malati gravi immobilizzati - ma in generale sono certe posizioni che favoriscono maggiormente la distensione e la concentrazione.
Ciascuna dovrà perciò trovare il modo - e questo è importantissimo da scoprire - di coinvolgere il proprio corpo nella preghiera, attraverso il sapiente dominio dei sensi. Forse sarà bene, durante il tempo dell'orazione, evitare un'eccessiva comodità, per non addormentarci, ma anche la scomodità, bandendo inutili tensioni, esempio: aggrottamento delle ciglia, eccessiva rigidità dei muscoli, ecc. Questo ci riguarda, molto più di quanto non pensiamo.
Una posizione che può aiutare la concentrazione è quella - carmelitana - seduta sui talloni, oppure su un'apposita panchetta. Può anche essere importante, in certi momenti, chiudere gli occhi (è istintivo se si fa un certo cammino, ma non per tutto il tempo, se no questo aiuta la "pennichella", a meno che non vi sia un'esperienza dello Spirito), ci può aiutare a pregare tenere le braccia comodamente poggiate stando sedute o in ginocchio (è importante inginocchiarci), le mani giunte o con le dita intrecciate...
La posizione del corpo è importante in qualunque esperienza relazionale..., non si può, per esempio, pregare con le gambe a cavallo, non mi sembra bene.
La posizione del corpo è importante in qualunque esperienza relazionale sia che riguardi l'orazione, sia che riguardi il rapporto con chiunque incontriamo. Anche l'apparato respiratorio ha una grande funzione in questo, a volte quando ci si concentra nella persona amata, fatta oggetto della nostra attenzione, si trattiene il respiro. Vedremo che queste cose sono molto importanti dopo, camminando nella via dell'orazione.
Santa Teresa d'Avila accenna ad un'esperienza simile all'interno della preghiera, quando l'orante, preso da Dio, non osa né muoversi, né respirare[2].
Speriamo che già vi sia successo di sperimentare quella preghiera così intensa in cui non si osa quasi respirare.
E trattiamo adesso dell'ultima condizione, siamo sempre ai preliminari.
Lo stato fisico
...la salute, come stiamo, come ci troviamo, come siamo arrivate in questo ritiro: stanche, in forma, con l'influenza… e come arriviamo ogni giorno alla preghiera, in che condizioni?
Pregare significa entrare in comunione con Dio con tutta la nostra persona: anima e corpo...
Quindi, non puoi decidere di pregare in un modo o nell'altro senza tener conto di come stai, perché sei tu che devi pregare, non un'altra persona. La preghiera di un malato non può essere la preghiera di una persona sana, anche se entrambi possono pregare.
Nella nostra orazione non sono interessati soltanto l'intelletto e la volontà, ma anche le nostre forze ed energie. Il nostro stato fisico influenza enormemente la nostra preghiera.
Santa Teresa di Gesù spiega saggiamente quanto sia inopportuno sforzarsi di pregare in forme che richiedano particolare impegno di concentrazione quando si sta male fisicamente o spiritualmente: - quindi, per santa Teresa, se tu stai male fisicamente o spiritualmente è inutile che... fai una preghiera impegnata, non è opportuno. Ve la cito, facciamo parlare lei:
"... si cerchi di non opprimere la povera anima, ma persuaderci di essere ammalati. Forse converrà cambiare l'ora della meditazione, e magari per più giorni di seguito"[3].
Siamo davanti alla grande regola del Carmelo!
Ciò può ammettersi
"quando si è indisposti, specialmente se si è portati alla malinconia o si soffre di testa - mal di testa - perché allora non ci si può raccogliere neppure volendolo. - è inutile che tu ti sforzi... - Passi pure - continua santa Teresa - quando Dio permette che per il maggior bene dei suoi servi si scatenino su di loro furibonde tempeste. Allora, per quanto l'anima si affligga e cerchi di raccogliersi, non saprà riuscirvi: sarà incapace di attendere a ciò che dice nonostante ogni suo sforzo, e andrà talmente stordita da sembrare in preda a frenesia"[4].
Questo vale - continuo io - solo in caso di reali indisposizioni o prove, in queste circostanze si pregherà come meglio si può; per il resto la fedeltà ai tempi di preghiera, stabiliti da un'equilibrata regola di vita, è mezzo efficace di crescita nell'unione con Dio e nella stessa espansione umana della persona, giacché al progresso spirituale corrisponde, a mio avviso, anche una sana armonizzazione delle altre forze psico-fisiche.
Ho l'impressione che molti mali fisici finirebbero se si sistemasse il ritmo della preghiera.
Allora, aggiungiamo altre domande alle prime due, ...quali erano le prime due? Una che le legga, a voce alta.
[Sr. Emma] "Sono stata fedele quotidianamente alla preghiera, soprattutto alla mezz'ora del mattino e a quella della sera, mezz'ora o più?
Ho stabilito e rispettato l'orario della preghiera personale e quello comunitario? ".
Poi, altra domanda: "A partire dalla mia esperienza di preghiera, quale posizione o quali posizioni del corpo favoriscono meglio per me il raccoglimento?".
Ultima domanda: "Che mezzi adotto per pregare in caso di indisposizione?".
[1] È la preghiera personale di regola delle Suore del Bell’Amore.
[2] Cfr. Santa Teresa di Gesù, Vita, in Santa Teresa di Gesù, Opere, o. c., capitolo 15, §1, p. 148; abbreviamo da ora in poi la citazione di questo testo con la parola: Vita. Cfr. anche Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione, in Opere, o. c., capitolo 31, §3, p. 682. Abbreviamo da ora in poi la citazione del testo con la parola: Cammino.
[3] Vita, o. c., capitolo 11, § 15, p. 121.
[4] Cammino, o. c., capitolo 24, § 4, p. 650.