Settembre 2013 - La santità e la virtù della speranza

Questa meditazione della Madre viene approfondita per tutto il mese, negli incontri promossi dall'Istituto delle Suore del Bell'Amore e relativi Cenacoli, come anche altrove.

Meditazione proposta dalla Madre come Punto luce per il mese di settembre 2013.

 

"Siate santi perché io sono santo" (Lv 19,2)
LA SANTITÀ E LA VIRTÙ DELLA SPERANZA

Conversazione di sr. Nunziella Scopelliti
Incontro dei Cenacoli del Bell'Amore
Baida, 1° maggio 2004
Trascrizione da registrazione

Altre volte abbiamo parlato della fiducia, parliamo oggi della speranza, la virtù della speranza, la speranza…"Santa Maria della speranza, mantieni viva la nostra attesa…". 

La speranza si innesta sul desiderio. Il desiderio di Dio, il desiderio della bellezza, dell'infinito, di una vita che non finisce, di qualcosa che supera la nostra piccola contingenza, è iscritto dentro di noi, nella nostra natura umana, noi abbiamo dentro questo desiderio, ma il giorno in cui il desiderio non si realizza, non viene soddisfatto, noi entriamo nella più drammatica disperazione: il desiderio rende possibile la disperazione. Perché il desiderio sempre più cocente di Dio possa trasformarsi in speranza, ci vuole qualche altra cosa: la promessa. 

La promessa viene da Dio: la promessa fatta ad Abramo e, allora, la promessa, unendosi al desiderio, fa la speranza di una vita che non muore. La speranza è indispensabile, non basta la fede, che ti fa credere in Dio, la speranza ti fa avanzare nel cammino della santità: tu speri e vai avanti, vai avanti; niente ti basta, vuoi di più, di più, vai avanti… La speranza ti fa camminare, la speranza teologale... 

La speranza, diventando, sempre di più, desiderio pieno di fiducia, attesa di Dio, ti fa avanzare verso Dio e ti fa distaccare da tutto il resto, cioè, piano piano, man mano che la vita avanza, tu ti accorgi che le altre cose non appagano il tuo desiderio, ti lasciano sempre la fame di altro. Man mano che il desiderio diventa soltanto il desiderio di Dio, tu vai verso la santità, man mano che tutti gli altri desideri vengono meno; la santità vera è la santità di Dio da accogliere in te, è la salvezza da accogliere umilmente, non è il frutto del tuo impegno; se non capisci questo, non puoi avanzare nella via della vera santità  e la soddisfazione stessa, che ti può dare una vita comunitaria ben vissuta, una vita familiare ben vissuta, diventa pericolosa, se diventa una sicurezza a cui ti aggrappi, e provi un'ansia terribile, se ti viene, in qualche momento, a mancare quella sicurezza, si tratta di una dipendenza assoluta da qualcosa che, in definitiva, non è Dio. 

Noi dovremmo essere felici di Dio, dell'Amore, godere di lui; diceva Charles De Foucauld: "Che io sia dannato, che importa, se tu sei felice…",  ...godere che Dio sia Dio... C'è un pensiero che mi ritorna, in quest'ultimo periodo, costantemente e che mi dà una grande pace: "Niente, nessuno, ancora meno io, né i miei limiti, né i miei peccati, i peccati degli altri, niente, niente può impedire a Dio di essere Dio, niente può impedire a Dio di essere Dio". È lo stesso che dire: "Niente può impedire all'Amore di essere l'Amore, niente può impedire all'Amore di esistere, niente può impedire all'Amore di essere se stesso", e questo mi basta. 

Questa realtà, questa beatitudine infinita, questa pienezza che è l'Amore, questa gratuità dell'Amore, questo Amore che si dona in un modo inconcepibile, questo Amore che è Comunione eterna, ma che è anche gratuità verso la sua creatura, questa Bellezza, questo Amore è la mia vita; per poco che io l'accolgo in me, diventa la mia vita e io non mi debbo minimamente preoccupare di me, di come io ce l'ho fatta ad amare o a non amare, per poco che lo accolgo in me - perché è altro da me, ma può essere accolto da me, così come un ospite che si accoglie a casa propria - per poco che io l'accolgo, io posso godere dell'Amore, posso lasciarlo amare in me, posso godere di lui, cioè, posso lasciarlo espandere sugli altri - lo Spirito Santo è stato effuso nei vostri cuori (cfr. Rom 5,5)  - e, in tal modo, io vivo la vita di Dio, la vita di Dio è la mia vita: io sono santa. 

A questo punto, tutti i limiti, le distrazioni nella preghiera, le difficoltà, i momenti di impazienza, il peccato stesso, tutte queste cose, certi difetti, che rimangono fino alla fine della vita, Dio li può bruciare in un attimo, dieci minuti prima della morte; può bastare il passaggio della morte per bruciare tutto e per condurre un'anima non alla santità morale, ma alla santità del cuore. 

Basta un attimo per raggiungere la santità, se accogliamo Dio in noi, se godiamo di lui e se permettiamo a Dio di amare in noi, permettendo allo Spirito Santo di amare in noi e sapendo che, in qualunque modo avessimo vissuto la vita, fino a quel momento, non ha nessunissima importanza, perché, per poco che accogliamo Dio in noi, in quel momento, l'arrivo di Dio in noi brucia completamente le nostre inadempienze e, se rimangono, se Dio permette che rimangano, è perché ci ama e perché, probabilmente, se ce le togliesse,  cascheremmo nel grande pericolo di credere che la santità è frutto del nostro impegno, è una nostra conquista e, in questo modo, perderemmo per sempre Dio, ma siccome Dio ci ama e non vuole perdere la sua creatura, preferisce lasciarci nei nostri limiti e difetti, a lungo, o fino alla fine della vita, per permetterci di accedere a lui e alla vera santità e non perderci. Sono, quindi, estremamente utili i nostri peccati e i nostri limiti, se hanno questo significato! 

A questo punto, non ci resta che accogliere in noi lo Spirito Santo e amare. Allora, che cosa dobbiamo fare davanti a un fratello, a una sorella, al marito, alla moglie, che cosa dobbiamo fare? Amare solo, non giudicare mai. 

L'altro è pieno di difetti, è pieno di peccati… che cosa devi fare? Certamente devi fare qualche cosa... 

Piccoli salvatori col Salvatore, corredentori, in qualche modo, con Maria, noi permettiamo a Dio di guardare, in noi, alla bassezza, all'umiltà della sua ancella: Maria. 

Noi e Maria, insieme, accogliamo, finalmente, Cristo in mezzo agli uomini, lo generiamo ed ecco una nuova santità: la "santità insieme", la santità del Corpo mistico, che possiamo generare attraverso la nostra vita fatta uno con quella di Cristo, o meglio, attraverso la vita di Cristo trasferita in noi, come tralci uniti alla vite (cfr. Gv 15,1-5), santi perché Dio è santo (cfr. Lv 19,2), santi col Santo, santi della santità del Santo in mezzo a noi.

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