Ottobre 2013 - «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1Cor 9,16)

Questa meditazione della Madre viene approfondita per tutto il mese, negli incontri promossi dall'Istituto delle Suore del Bell'Amore e relativi Cenacoli, come anche altrove.

Meditazione proposta dalla Madre come Punto luce per il mese di ottobre 2013.

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«Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1Cor 9,16)

Carissime e carissimi tutti,

in questo mese di ottobre, mi piace approfondire con voi la dimensione missionaria della Chiesa.

 

Gesù, nel Vangelo, dice spesso di essere stato mandato dal Padre per annunziare una buona notizia, riguardante il regno di Dio.

La buona novella, che Gesù viene a portarci, è la salvezza, che esige da noi una conversione costante; egli ne parla nei suoi discorsi e nella sua predicazione, con l'autorità di colui che è stato inviato dal Padre: «Mai un uomo ha parlato così!» (Gv 7,46); le sue parole e i suoi gesti toccano profondamente il cuore; chi vede lui, vede il Padre (cfr. Gv 14,9), l'amore del Padre che lo ha mandato.

Gesù, il primo evangelizzatore, viene a comunicarci la sua stessa vita, ad accoglierci nella sua famiglia: la Trinità; andandosene, trasmette alla Chiesa la sua stessa missione.

Egli si è incarnato ed è morto per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi (cfr. Gv 11,52); prima di andarsene, invia gli apostoli ad evangelizzare tutte le genti: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi» (Gv 20,21). «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura»(Mc 16,15).

La buona notizia del regno di Dio è destinata, allora, all'umanità di tutti i tempi e di tutti i continenti.

La Chiesa, depositaria della buona novella e inviata a tutto il mondo, annuncia, con la parola e con la vita, che Gesù è il Salvatore e l'unico Redentore. Esiste una relazione vitale fra Gesù e la sua sposa: la Chiesa immacolata, ma anche piagata da tanti mali. Dire di amare Cristo senza amare la Chiesa è un assurdo: « ...chi disprezza voi, disprezza me» (Lc 10,16).

Da cristiani dobbiamo sentire il dovere di fare conoscere questa buona notizia: Dio ci ama e ha mandato suo Figlio per riunirci in una sola famiglia; la salvezza è per tutti, senza esclusione di persona. Tutto passa, Dio resta. La nostra patria è il cielo. Il Vangelo è un messaggio di liberazione e di amore, che esclude ogni violenza e che è capace di fondare un mondo più giusto.

Siamo chiamati ad evangelizzare prima di tutto con la nostra vita, amandoci come Gesù ci ha insegnato. Questa testimonianza, spesso silenziosa, spinge coloro che ci vedono a interrogarsi o a interrogarci, in quest'ultimo caso, possiamo raccontare a chi ce la domanda la nostra esperienza di Dio, che sarà tanto più convincente se, prima della parola, sarà la nostra vita a parlare.

In ogni caso, siamo chiamati ad annunziare il Vangelo. È quanto leggiamo nella lettera ai Romani dell'apostolo Paolo: «Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare?Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? Dunque, la fede viene dall'ascolto e l'ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,14b.17).

La predicazione può assumere parecchie forme; nel nostro mondo moderno, la diffusione dell'annuncio del Vangelo può essere, enormemente, favorita dall'uso dei mezzi di comunicazione sociale, posti a servizio dell'Amore; per molti cristiani, però, il modo di annunciare il Vangelo più immediato resta il contatto personale.

Davanti a ogni persona, poniamoci con l'amore e il rispetto di chi vuole far sì che quel cuore si apra a Cristo Signore. Ripetiamo spesso, durante la giornata: «Per te, Gesù, per te tutti i cuori», e lavoriamo per questo, aspettando per noi una sola ricompensa: Gesù stesso; diciamogli con convinzione: «Per me solo tu, Gesù».

Dobbiamo sentirci membri di quella grande famiglia, che è la Chiesa universale, distesa su tutti i continenti.

A volte, andando a S. Pietro, ci si sente a casa; ma non dimentichiamo che è la Chiesa particolare, in cui siamo inseriti, il luogo concreto in cui possiamo restare, vitalmente, in comunione con la Chiesa universale.

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). La Chiesa è presente nelle varie Chiese locali, ovunque è chiamata ad evangelizzare; in essa ognuno svolge la sua funzione, in una diversità di servizi e di ministeri.

Nell'ambito della missione evangelizzatrice della Chiesa, un compito particolarissimo spetta ai giovani, chiamati ad essere apostoli degli altri giovani; da loro, gli altri coetanei attendono di sentire quella buona notizia, che può far loro trovare, fra i vari valori e disvalori del mondo contemporaneo, l'unica realtà che resta per sempre: Dio.

Non sono, però, solo le nuove generazioni ad attendere la parola della salvezza, ma tutti, a cominciare dai più lontani: coloro che non hanno ancora sentito parlare di Gesù, coloro che, pur essendo membri della Chiesa, non vivono cristianamente, gli appartenenti alle altre religioni, chi non crede o ha bisogno di approfondire la sua fede…

Il Vangelo è per l'umanità di tutti i tempi e di tutte le culture.

La Chiesa intera è missionaria. Siamo chiamati a comunicare la fede che abbiamo ricevuto. Lasciamo risuonare in noi le parole di Gesù: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra;e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49).

Animati da un grande amore verso coloro che incontriamo, col fervore dei missionari e degli apostoli, non arrestiamoci davanti a nessun ostacolo, «guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1Cor 9,16), è un imperativo forte e chiaro.

Ricordiamoci che, spesso, siamo proprio noi i primi ad essere evangelizzati dagli altri, che vorremmo aiutare. Il mondo ha bisogno di santi, di autentici testimoni. Siamo chiamati, con e in Maria, col nostro amore, a generare, nello Spirito, Cristo nei cuori. L'unità fra noi è la prova che siamo autentici discepoli di Gesù, non avvenga mai che, mentre annunciamo il Vangelo, siamo divisi tra noi.

«Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). La carità reciproca ci rende credibili agli occhi degli altri, «tutti siano una sola cosa, ...perché il mondo creda» (Gv 17,21).

L'esito dell'evangelizzazione è legato alla testimonianza di comunione che sapremo dare, nel rispetto della distinzione delle persone e delle varie realtà.

 

In questo mese di ottobre, viviamo, allora, in modo da essere per tanti strada per Cristo, ripetiamoci spesso: «guai a me se se non annuncio il Vangelo!».

 

Vi resto unita, in Gesù e Maria,

sr. Nunziella Scopelliti

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