Dio non ci ha creati puri spiriti, ma con un corpo; Gesù incarnandosi ha provato i nostri stessi bisogni; ciò significa che, se vogliamo amare Dio e gli altri, come il Vangelo ci insegna, non possiamo farlo solo col nostro spirito, ma con tutta la nostra persona.
Possiamo tutti constatare l'importanza e l'influenza dello stato fisico sul nostro comportamento; noi siamo un tutt'uno: esiste un rapporto molto stretto tra il nostro spirito e il nostro corpo; molto spesso, se stiamo male fisicamente, stiamo male anche spiritualmente, e viceversa. Non di rado, se siamo stanchi, diventiamo disattenti e distratti verso gli altri, mentre dopo una bella dormita ci viene più facile essere gentili o ottimisti.
Anche l'aspetto fisico può avvicinare o allontanare le persone; a nessuno sfugge quanto sia sconveniente presentarsi in pubblico vestiti male, sporchi o spettinati; per non parlare dell'importanza di una corretta alimentazione se non vogliamo diventare pigri a causa di una cattiva digestione, grassi e poco in forma.
Non trascuriamo di prenderci cura del nostro corpo con una vita sufficientemente sana, in cui abbiano un posto anche lo sport, la ginnastica, qualche esercizio fisico, delle salutari passeggiate...
Ognuno deve trovare i mezzi adatti per mantenersi in forma: ciò che va bene per una persona, non va bene per un'altra; ciò che è opportuno in un dato momento, è dannoso in un altro.
Quante tensioni e sofferenze psicologiche o spirituali finirebbero, o sarebbero più facili da superare, se non trattassimo male il nostro corpo, sottoponendolo spesso a un vero stress, senza misura, né ragionevolezza.
San Paolo ci ricorda che non apparteniamo a noi stessi e che il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo (cfr. 1Cor 6,19); è certamente sconveniente tenere male un tempio, cioè una chiesa destinata al culto divino; trascurare il nostro corpo significa la stessa cosa (cfr. 1Cor 6,20).
Per crescere spiritualmente ci viene richiesto di custodire anche la nostra salute come un bene prezioso, che non ci appartiene (cfr. 1Cor 6,19).
Anche il discorso sul valore della sofferenza da accettare volentieri per amore di Gesù Crocifisso, non deve farci dimenticare che il dolore fisico è, pur sempre, un malessere o una malattia, che abbiamo il dovere di curare; altrettanto importante è cercare di superare le pene di natura psicologica, morale e spirituale anche facendo ricorso a quei mezzi umani, che Dio stesso ha messo a nostra disposizione. Sarebbe assurdo pensare, per esempio, di offrire a Gesù i fastidi di un'influenza o di un dolore interiore senza fare niente per curarci o per ritrovare la serenità.
Dio vuole che noi facciamo tutto quello che è in nostro potere per star bene, sia fisicamente, che psicologicamente e spiritualmente; quando poi soffriamo, egli è là per trasformare anche quei momenti in un'occasione di crescita e di maturazione.
Non dimentichiamo mai che siamo una unità di anima e di corpo, viviamo allora in modo equilibrato, tenendo conto di tutte le nostre esigenze e di tutti i nostri bisogni, senza pensare di essere degli angeli, privi del corpo.
Prendiamoci cura del tempio del nostro corpo.