Meditazione proposta dalla Madre come Punto luce del mese di novembre 2014.

Palermo, 31 ottobre 2014

Carissimi,

se vogliamo progredire sulla via della santità non ci resta che fare e rifare la scelta di Gesù abbandonato presente sia nelle piaghe della Chiesa e della società di oggi, sia nei nostri limiti personali e nelle stesse infedeltà a lui. È quanto recita l'articolo 71 delle Costituzioni.

Chiunque voglia camminare sulla via dell'Amore non può che "lasciarsi vivere" da Maria, che non ha lasciato Gesù solo sul Calvario, anche noi, in comunione con lei, non vogliamo scandalizzarci della presenza di Gesù nei dolori della Chiesa e della società di oggi. Amiamo con cuore materno le membra del Corpo mistico di Cristo cominciando dalle più sofferenti, amiamo coloro che vivono nella varie "periferie" esistenziali, come ci sprona a fare Papa Francesco.

Gesù crocifisso, che sulla croce grida il suo abbandono, si sente quasi diviso dal Padre; l'unità della Trinità, in quel momento supremo, sembra spezzarsi per far entrare tutti noi, figli nel Figlio, nel mistero stesso della vita trinitaria. L'estremo dolore di Gesù ce lo mostra completamente svuotato: sulla croce egli non sembra più Dio, è "la morte d'amore" del Crocifisso, il nulla, che è amore, perché non è, il nulla che è pienezza, che è mistero di morte-vita.

In Gesù abbandonato è la manifestazione suprema dell'Amore, che è Dio, è l'abbandono fino all'esperienza della più tragica notte del nulla, che diviene abbandono fiducioso nelle mani del Padre: «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito» (cfr. Lc 23,46), dirà Gesù prima di morire, l'esperienza dell'abbandono del Padre diventa così abbandono al Padre; lasciamoci, allora, guidare da lui sui sentieri dell'amore vero che è dono di sé fino alla morte d'amore, svuotamento del proprio io per vivere l'altro, il prossimo che incontriamo, per lasciare Gesù vivere in noi.

Finché non impariamo a saper perdere il nostro punto di vista, le nostre idee, le nostre vedute anche buone, per amare Gesù presente nel prossimo che incontriamo e riconoscerlo presente nei dolori personali e comunitari, dove continua la sua passione, finché non impariamo a riconoscere Gesù che prende su di sé i peccati di tutti e di ciascuno e grida il suo abbandono nei dolori della Chiesa e dell'umanità, finché non amiamo senza inutili considerazioni e ragionamenti, non capiremo mai cos'è l'Amore: è Gesù crocifisso e abbandonato che si fa "nulla", dono supremo di sé per aprirci il varco alla Trinità.

O mistero stupendo, ci sia dato di comprenderlo con la vita!

Questo mi auguro e vi auguro.

Benedicendovi di cuore,

vostra sr. Nunziella

Meditazione proposta dalla Madre come Punto luce del mese di ottobre 2014.

Palermo, 4 ottobre 2014

IN CAMMINO SULLA VIA DELLA SANTITÀ

Carissimi,

sono finalmente di ritorno da Monaco di Baviera, dove ho avuto modo di vivere momenti veramente significativi sia con la comunità della Missione Cattolica Italiana, sia con molte persone di varia nazionalità: tedeschi, francesi, africani, asiatici che a vario titolo vivono in comunione con noi; veramente c’è una bella irradiazione che va sviluppandosi intorno alla nostra piccola comunità della Germania. Preghiamo tutti perché il germe dell’Amore bello metta sempre più radici e dia frutti abbondanti.

Riprendo ora con voi la mia meditazione sulla santità, ricorrendo al salmo 84, che mi è spesso ritornato nel cuore in questo periodo e in cui ho visto l’invito di Dio a percorrere con slancio il nostro cammino sulla via dell’Amore.

In particolare, mi risuonano nell’animo questi versi del salmista rivolto al suo Signore:

Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.
Passando per la valle del pianto
la cambia in una sorgente;
anche la prima pioggia
l’ammanta di benedizioni.
Cresce lungo il cammino il suo vigore,
finché compare davanti a Dio in Sion.

Se camminiamo con determinazione e amore, accogliendo in noi ogni giorno la santità di Dio, che è Amore e Amore bello che ci abita e ci guida, crescerà, lungo il cammino, il vigore del nostro spirito finché compariremo davanti a Dio nella Gerusalemme celeste. Se percorriamo le vie di Dio, passando per la valle del pianto, nelle varie prove della vita, la cambieremo in una sorgente. Camminiamo allora con fiducia, senza sosta, la nostra sia una vera corsa alla santità, non perdiamo tempo, abbiamo una sola vita e breve pure quella, non sprechiamola in cose vane. Prepariamoci a celebrare il ventennio dell’Istituto con una vita santa, ricordiamo che saremo santi domani, se siamo santi oggi, anzi adesso. Per essere santi, come Dio ci domanda, amiamo, guidati dallo Spirito, ogni momento.

Nessun istante ci trovi senza amore, amiamo sempre, amiamo tutti quelli che incontriamo, senza esclusione di persone. Amiamo senza stancarci, ricominciando sempre, è la nostra strada, ma soprattutto amiamo senza partire da noi, ma dagli altri, rispondendo ai loro veri bisogni, sapendo purificare la nostra maniera di amare, sotto la guida dello Spirito Santo che abita nei nostri cuori. Stiamo all’ascolto della voce interiore della nostra coscienza, per compiere ogni momento il gesto e l’azione più idonei per irradiare nel mondo la bellezza della comunione.

Per camminare più speditamente sulla via dell’Amore e prepararci a vivere con viva partecipazione  il nostro ventennio continuiamo, allora, a rivisitare la storia degli inizi dell’Istituto per glorificare Dio nelle sue opere: Egli ha compiuto meraviglie, possa continuare a compierle in noi oggi, non ci accontentiamo di piccole cose, egli vuole fare grandi cose in noi.

Lo sappiamo, il motore di tutto è l’Amore, l’Amore solo, se amiamo tutto diventa possibile, se ci amiamo Gesù è fra noi ed egli, il Santo, ci santifica insieme.

Benedicendovi di cuore

Vostra sr. Nunziella

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«Siate santi,perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo» (Lv 19,2).
Siate santi subito, non aspettate domani!

Palermo, 6 settembre 2014 

Carissimi tutti,

vengo a voi, in questo mese di settembre, che segna l'inizio dell'anno sociale e ci vede tutti protesi verso l'anniversario dell'8 dicembre, per celebrare il ventennio della nascita dell'Istituto. 

Se posso dire uno sproposito, vorrei tanto che fossimo già santi per annunciare alla Chiesa e al mondo l'Amore bello che ci abita, senza ombre e senza alcuna falsità, eppure non mi sfugge la polvere del cammino che può accumularsi negli angoli più remoti del nostro spirito e della nostra persona a causa delle nostre debolezze, delle nostre infedeltà e dei nostri stessi peccati.

Dio, però, ci vuole santi: siate santi, perché io sono santo, non ci dice di esserlo domani, ma subito, e ciò è possibile; saremo infatti santi domani solo se lo siamo oggi, la morte ci farà vedere solo quello che già siamo. La santità è possibile da subito, se è la santità di Dio, di Gesù fra noi, del Santo fra noi, accolto in noi e nelle nostre comunità sul nulla di noi, sul rinnegamento delle nostre persone. La nostra santità, infatti, non si assomma a quella di Dio, non è un patrimonio di virtù e di meriti, una sorta di valigia piena di opere buone da consegnare a san Pietro, quando arriveremo in Paradiso. Ho sempre detto che desidero arrivare in Cielo a mani giunte, quindi vuote, per pronunciare al mio arrivo un solo nome, unico mio tesoro: Maria, in lei è tutta la mia fiducia e nell'immensa bellezza del Figlio suo, mio Sposo e mio Redentore. Sento più che mai che la mia è una strada di piccolezza, di abbandono in braccio a Maria, di infanzia spirituale. Non si tratta per me di scalare la montagna della perfezione, ma di scendere umilmente nella valle della mia piccolezza e da lì risalire portata in braccio da Maria verso la Trinità.

Per sperimentare questo abbandono fiducioso dobbiamo imparare ad amare ogni momento, sapendo in tutto fare la volontà di Dio ricercata e amata a partire dalla relazione con Dio e con chi ci sta davanti, mai da noi stessi. La volontà di Dio non è un insieme di leggi morali da eseguire con perfezione, l'Amore bello non è un codice di forme e di modi di fare da riprodurre pedissequamente in ogni situazione, è invece una musica, una sinfonia che cambia ogni momento col cangiare della nostra vita nelle sue mutevoli circostanze.

A noi di stare attenti alla voce di Dio che ci parla attraverso la coscienza e attraverso il nostro prossimo. Non chiudiamo mai il cuore, ricordiamoci che tutto quello che ci è chiesto è di amare in ogni istante, ricominciando sempre, accogliendo in noi l'Amore che è Dio e sapendo rinnegare noi stessi, a cominciare dal nostro modo umano e personale di amare, spesso tanto originale e inadeguato alle situazioni e alle esigenze degli altri.

Ricordiamo che saremo santi domani se lo siamo adesso accogliendo in noi l'Amore che è Dio, sul nulla di noi. Per amare, per accogliere in noi l'Amore, che è Dio, il Santo fra noi, non abbiamo che l'istante presente; se adesso siamo santi cioè "casa" di Dio e di Gesù fra noi, saremo santi anche domani.

Vorrei, allora che l'8 dicembre ci trovasse così, in queste disposizioni, già "santi", per fare questo alleniamoci fin da ora ad essere santi, dimenticandoci di noi, guardando a Dio in noi e negli altri, al Santo fra noi: Gesù che ci fa uno.

Il DVD che vi ho inviato vi aiuterà a situarvi in questa corsa alla santità, facendovi rivisitare la storia delle nostre origini, alla quale è certamente legata una grazia di trasmissione della scintilla ispiratrice della nostra vita. Dobbiamo sempre ritornare ai tempi in cui siamo state illuminate, la storia della fondazione potrà aiutare tanti, tantissimi cuori ad aprirsi all'Amore bello se potremo raccontarla come storia "nostra", per la gloria di Dio e il bene della Chiesa e dell'umanità.

Vostra,

sr. Nunziella

Questa lettera viene approfondita negli incontri promossi dall'Istituto delle Suore del Bell'Amore e relativi Cenacoli, come anche altrove.

Meditazione proposta dalla Madre come Punto luce del mese di agosto 2014.

 

Impariamo a pregare

Conversazione di sr. Nunziella Scopelliti
Esercizi annuali alle suore
Palermo, 27 dicembre 1996
Trascrizione da registrazione

 

Pregate ininterrottamente

La nostra esperienza di vita tutta centrata sulla comunione ci porta spontaneamente a tendere verso quella preghiera incessante raccomandata da Gesù nel Vangelo:«Pregate ininterrottamente»(1Ts 5,17). 

L'esercizio della carità vissuta nel concreto della vita, l'offerta a Gesù di ogni nostra azione per la gloria del Padre, il frequente rivolgersi con spontanee invocazioni all'una o all'altra Persona della Trinità, l'abbandono fiducioso nelle braccia di Maria sono mezzi efficaci per fare della nostra vita, un po' per volta, una preghiera e un inno di lode a Dio: Padre, Figlio e Spirito. 

Elevare spesso la mente a Dio, vivere il più possibile coscientemente alla sua presenza è un'esigenza naturale di un cuore che ama; dovremmo prendere l'abitudine di sfruttare tutti i momenti liberi per parlare con lui, per chiedergli aiuto, per lodarlo, intessendo la giornata di santi colloqui, di spontanee aspirazioni, di semplici sguardi d'amore a Dio percepito in noi, accanto a noi, nell'Eucarestia, ovunque: alla fermata del pullman, al bar, a scuola, guardando una vetrina, un bel panorama o i bambini che corrono in mezzo ad una strada. 

L'amore verso Dio ci spinge ad imparare a metterci in comunione con lui, sempre e dappertutto. 

Ecco, in poche battute, una prima sintesi del nostro modo di pregare, essa può farci intravedere che cosa intendo quando dico che dobbiamo essere monache prestate al territorio. Giungere a questa preghiera incessante è il senso profondo della nostra vita, che ha due dimensioni portanti: la comunione con Dio e la comunione... che è Dio, partecipata a noi, non è, però, possibile sperimentare quest’ultima senza partire dalla comunione con Dio. Quindi la comunione con Dio e la comunione reciproca sono le due dimensioni inscindibili della nostra vita; ma non c'è comunione fra noi senza comunione con Dio. Se noi per stare bene abbiamo bisogno della comunione fra noi, non so se faremo molta strada; se invece perché la comunione fra noi ci sia, facciamo riferimento alla comunione con Dio è sicuro che le cose cammineranno! Cioè il fondamento viene dalla comunione con Dio e la comunione tra noi è la partecipazione di una grazia trinitaria che viene da Dio, ma non è il contrario. Non è che un bellissimo rapporto umano tra noi ci porterà alla comunione con Dio, è un bellissimo rapporto con Dio che ci porterà a sperimentare anche la comunione umana tra noi: quella dell'umano bello, illuminato dal divino o trasfigurato dal divino che lo informa, ma noi dobbiamo imparare a stare soli con Dio, perché solo chi è capace di solitudine è capace di comunione, non è, invece, capace di comunione chi non è capace di solitudine! 

Vi invito, dunque, come prima cosa, nella prima meditazione della giornata, a mettere seriamente a fuoco questo punto della nostra vita: "Ma io, come voglio lasciarmi fondere da questa Parola di Dio: «Pregate ininterrottamente»? (1Ts 5,17)", perché è un comando; come un altro comando è «Siate lieti»(Fil 4,4). Sono i comandi rivolti in modo specialissimo alle Suore del Bell'Amore: «Pregate ininterrottamente»e «siate lieti». 

Vediamo come fare ad arrivare alla preghiera incessante. 

Passiamo adesso a quelle condizioni preliminari che riguardano la nostra preghiera e, quindi, tutte le meditazioni. Parliamo delle condizioni in questa prima meditazione, saranno però le stesse condizioni... di tutte le altre meditazioni di queste giornate. 

Prima condizione: un luogo adatto, un tempo stabilito, sempre lo stesso. 

Seconda condizione: la posizione del corpo.

Terza condizione: lo stato fisico della persona.

 

Un luogo adatto, un tempo stabilito

 L'invito di Gesù a pregare senza stancarci (cfr. 1Ts 5,17) esige, perché sia realizzato, che impariamo a fare orazione anche in modo esplicito, scegliendo un luogo adatto al raccoglimento e orari liberi da altre preoccupazioni, liberi significa che noi li rendiamo liberi, non che sono liberi: «…quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo che è nel segreto» (Mt 6,6), la camera nella vita di tutti i giorni ce l'avete; la porta chiusa  anche; camera sta qui anche per luogo appartato, per posto adatto, senza scordarsi di una grande affermazione di Charles De Foucauld: "Come sarà presto povero del dono della preghiera colui che non sarà stato capace di pregare dappertutto"; ciò significa che noi dobbiamo saper trovare le condizioni per la preghiera ovunque; ci trovassimo in viaggio, dobbiamo saper trovare il modo di entrare nella nostra cella interiore anche in mezzo alla folla, su un treno. Vedremo piano piano come. 

Tale preghiera esplicita, se cercata quotidianamente con fedeltà, ci fa capaci di orientare facilmente verso Dio tutte le facoltà ed energie anche in piena attività, nella vita di tutti i giorni, fino a giungere a vivere in comunione costante con le tre divine Persone nel modo e nella misura in cui ci sarà concesso dall'alto. 

Questa affermazione non permette interpretazioni; ciò significa che tale preghiera esplicita ci fa capaci di orientare tutte le nostre energie in Dio ad una sola condizione: se cercata quotidianamente con fedeltà. 

Allora, supponiamo che l'una o l'altra di voi desiderasse un colloquio personale con me e mi dicesse che ha delle prove, delle difficoltà con Dio o con le sorelle, la prima domanda che farei potrebbe essere questa: "Sei stata fedele ad un'ora e più di orazione quotidiana, mezz'ora la mattina e tre quarti d'ora la sera?"[1]. Se questo non ci fosse stato, mi potrei comportare come un medico che dicesse: "Torna la prossima volta, dopo che avrai fatto la cura". 

La grande aspirazione dell'uomo e della donna del nostro secolo, al di là di ogni camuffatura o inutile schermo, resta infatti quella di vedere Dio e riposare in lui. 

Gesù si ritirava da solo sui monti della sua terra e vi trascorreva intere notti in preghiera assorbito dalla sua intima unione col Padre; anche noi quando vogliamo fare orazione dobbiamo ricercare un luogo adatto: la cappella, la nostra camera, la natura... e un tempo favorevole al silenzio e a una certa quiete, e non esiste luogo, per poco che tu voglia pregare, dove non sia possibile nascondersi. Gli innamorati, che fanno di tutto per vedersi, sono esperti in questo: dobbiamo fare come loro, per ritirarci nell'intimità col nostro Dio e Signore, dandoci un appuntamento, perché se, per esempio, gli diamo come appuntamento le nove del mattino e poi ci presentiamo alle sei del pomeriggio, non va bene: il tempo dev'essere stabilito, perché il tempo stabilito ci libera dai capricci. Non scordiamoci che abbiamo a che fare con un'altra persona. Non si prega quando ci va: ci si incontra quando le due parti convengono di incontrarsi. 

Ecco le prime due condizioni, dunque: il luogo e il tempo.
 
La seconda cosa che potrei chiedere ad un'eventuale persona che venisse a dirmi che ha delle prove, è questa: "Hai rispettato l'orario della preghiera?".
 
Vi inviterei adesso nel quadernino a scrivere queste due domande: "Sono stata fedele quotidianamente alla preghiera, soprattutto alla meditazione del mattino: mezz'ora, e alla preghiera della sera: mezz'ora e più?". Prima domanda.
 
Seconda: "Ho stabilito e rispettato l'orario della mia preghiera personale e di quella comunitaria?". Infatti nel Confiteor noi chiediamo perdono a Dio e ai fratelli, e alle sorelle: alla Chiesa. 

Andiamo alla terza condizione: 

 

La posizione del corpo

Un'altra condizione - importante - che può aiutare il raccoglimento è la posizione del corpo. Non è detto che si possa pregare in tutte le posizioni: o meglio, è vero che si può pregare in tutte le posizioni, ma per me vale quella che mi aiuta! Si può pregare in tutte le posizioni, ma per me, nel momento presente, ce n'è una che mi aiuta, non tutte, e debbo imparare a scoprirla: a seconda del momento, ce ne può essere una o un'altra. È vero che è possibile pregare in qualsiasisituazione - penso ai malati gravi immobilizzati - ma in generale sono certe posizioni che favoriscono maggiormente la distensione e la concentrazione. 

Ciascuna dovrà perciò trovare il modo - e questo è importantissimo da scoprire - di coinvolgere il proprio corpo nella preghiera, attraverso il sapiente dominio dei sensi. Forse sarà bene, durante il tempo dell'orazione, evitare un'eccessiva comodità, per non addormentarci, ma anche la scomodità, bandendo inutili tensioni, esempio: aggrottamento delle ciglia, eccessiva rigidità dei muscoli, ecc. Questo ci riguarda, molto più di quanto non pensiamo. 

Una posizione che può aiutare la concentrazione è quella - carmelitana - seduta sui talloni, oppure su un'apposita panchetta. Può anche essere importante, in certi momenti, chiudere gli occhi (è istintivo se si fa un certo cammino, ma non per tutto il tempo, se no questo aiuta la "pennichella", a meno che non vi sia un'esperienza dello Spirito), ci può aiutare a pregare tenere le braccia comodamente poggiate stando sedute o in ginocchio (è importante inginocchiarci), le mani giunte o con le dita intrecciate... 

La posizione del corpo è importante in qualunque esperienza relazionale..., non si può, per esempio, pregare con le gambe a cavallo, non mi sembra bene. 

La posizione del corpo è importante in qualunque esperienza relazionale sia che riguardi l'orazione, sia che riguardi il rapporto con chiunque incontriamo. Anche l'apparato respiratorio ha una grande funzione in questo, a volte quando ci si concentra nella persona amata, fatta oggetto della nostra attenzione, si trattiene il respiro. Vedremo che queste cose sono molto importanti dopo, camminando nella via dell'orazione. 

Santa Teresa d'Avila accenna ad un'esperienza simile all'interno della preghiera, quando l'orante, preso da Dio, non osa né muoversi, né respirare[2]

Speriamo che già vi sia successo di sperimentare quella preghiera così intensa in cui non si osa quasi respirare. 

E trattiamo adesso dell'ultima condizione, siamo sempre ai preliminari.

 

Lo stato fisico

 ...la salute, come stiamo, come ci troviamo, come siamo arrivate in questo ritiro: stanche, in forma, con l'influenza… e come arriviamo ogni giorno alla preghiera, in che condizioni? 

Pregare significa entrare in comunione con Dio con tutta la nostra persona: anima e corpo... 

Quindi, non puoi decidere di pregare in un modo o nell'altro senza tener conto di come stai, perché sei tu che devi pregare, non un'altra persona. La preghiera di un malato non può essere la preghiera di una persona sana, anche se entrambi possono pregare. 

Nella nostra orazione non sono interessati soltanto l'intelletto e la volontà, ma anche le nostre forze ed energie. Il nostro stato fisico influenza enormemente la nostra preghiera.

Santa Teresa di Gesù spiega saggiamente quanto sia inopportuno sforzarsi di pregare in forme che richiedano particolare impegno di concentrazione quando si sta male fisicamente o spiritualmente: - quindi, per santa Teresa, se tu stai male fisicamente o spiritualmente è inutile che... fai una preghiera impegnata, non è opportuno. Ve la cito, facciamo parlare lei: 

"... si cerchi di non opprimere la povera anima, ma persuaderci di essere ammalati. Forse converrà cambiare l'ora della meditazione, e magari per più giorni di seguito"[3]

Siamo davanti alla grande regola del Carmelo! 

Ciò può ammettersi 

"quando si è indisposti, specialmente se si è portati alla malinconia o si soffre di testa - mal di testa - perché allora non ci si può raccogliere neppure volendolo. - è inutile che tu ti sforzi... - Passi pure - continua santa Teresa - quando Dio permette che per il maggior bene dei suoi servi si scatenino su di loro furibonde tempeste. Allora, per quanto l'anima si affligga e cerchi di raccogliersi, non saprà riuscirvi: sarà incapace di attendere a ciò che dice nonostante ogni suo sforzo, e andrà talmente stordita da sembrare in preda a frenesia"[4]

Questo vale - continuo io - solo in caso di reali indisposizioni o prove, in queste circostanze si pregherà come meglio si può; per il resto la fedeltà ai tempi di preghiera, stabiliti da un'equilibrata regola di vita, è mezzo efficace di crescita nell'unione con Dio e nella stessa espansione umana della persona, giacché al progresso spirituale corrisponde, a mio avviso, anche una sana armonizzazione delle altre forze psico-fisiche. 

Ho l'impressione che molti mali fisici finirebbero se si sistemasse il ritmo della preghiera. 

Allora, aggiungiamo altre domande  alle prime due, ...quali erano le prime due? Una che le legga, a voce alta. 

[Sr. Emma] "Sono stata fedele quotidianamente alla  preghiera, soprattutto alla mezz'ora del mattino e a quella della sera, mezz'ora o più? 

Ho stabilito e rispettato l'orario della preghiera personale e quello comunitario? ". 

Poi, altra domanda: "A partire dalla mia esperienza di preghiera, quale posizione o quali posizioni del corpo favoriscono meglio per me il raccoglimento?". 

Ultima domanda: "Che mezzi adotto per pregare in caso di indisposizione?".


[1] È la preghiera personale di regola delle Suore del Bell’Amore.
[2] Cfr. Santa Teresa di Gesù, Vita, in Santa Teresa di Gesù, Opere, o. c., capitolo 15, §1, p. 148; abbreviamo da ora in poi la citazione di questo testo con la parola: Vita. Cfr. anche Santa  Teresa di  Gesù, Cammino di perfezione, in Opere, o. c., capitolo 31, §3, p. 682. Abbreviamo da ora in poi la citazione del testo con la parola: Cammino.
[3]  Vita, o. c., capitolo 11, § 15, p. 121.
[4]  Cammino, o. c., capitolo 24, § 4,  p. 650.

Questa lettera viene approfondita negli incontri promossi dall'Istituto delle Suore del Bell'Amore e relativi Cenacoli, come anche altrove.


LO YOGA MARIANO


Imparare a discernere
In ogni momento della vita, ci giungono mille suggestioni o stimoli, che non ci rendono sempre facile l'individuazione della concreta volontà di Dio.
Come discernere che cos'è meglio fare, momento per momento?
La Parola di Dio, il Magistero della Chiesa, i segni dei tempi esplicitano e sviluppano i diversi aspetti della volontà di Dio, tutta fondamentalmente contenuta nel comandamento nuovo di Gesù, ma non ci dicono in che modo concreto agire, nelle varie situazioni della vita quotidiana; da qui la necessità di saper discernere.
I doveri del nostro stato ci indicano il solco e la forma dell'incarnazione del nostro amore; le svariate circostanze, con i diversi imprevisti e i molteplici intrecci del vivere, ci stimolano da più parti; ma, in ogni momento, resta da fare una scelta concreta, per amare qui e adesso, nel modo richiesto da Dio attraverso i vari segni esterni e le mozioni interiori.
Come discernere la volontà di Dio?
Si tratta di imparare ad ascoltare la voce dello Spirito, che ci guida interiormente.


Come discernere la volontà di Dio
Saper discernere significa vivere in comunione con lo Spirito Santo, momento per momento, nel quotidiano della vita.
In ogni istante, molteplici sollecitazioni ci spingono a prendere una decisione e ad agire di conseguenza facendo quello che dobbiamo fare: lavorare, studiare, pregare, fare una passeggiata, recarsi allo sportello della Posta, fare la spesa ecc. Non intendo qui riferirmi solo alle grandi decisioni della vita, ma anche a quelle più piccole, che, attimo dopo attimo, siamo chiamati a prendere.
Comprendiamo subito la necessità di imparare a vivere, per così dire, in stato di discernimento costante, ma senza tensioni, con serenità e pace.
Come fare?
Personalmente ho scoperto un modo semplice, che si è rivelato già di grande aiuto per tanti; provo a comunicarlo nella speranza che sia di giovamento per altri.
La volontà di Dio, al di là delle sue concretizzazioni, coincide sempre con l'Amore; per questo, prima di decidere o di agire, scelgo l'Amore, non Dio in un modo astratto, ma l'Amore: scelgo cioè di amare non col mio personale modo di amare, ma guidata dall'Amore, che non conosco. Io non so, in ogni momento presente della mia vita, come comportarmi, quale sia il migliore atteggiamento da prendere o l'azione da compiere: non so, cioè, che cosa in me l'Amore voglia fare. Ciò non mi impedisce, però, di determinarmi per Dio, rinnegando me stessa, rinunziando non solo al mio egoismo, ma anche alla mia stessa maniera umana di concepire l'amore.
Un modo concreto che mi aiuta a rinnegare il mio io è quello di non abbandonarmi a inutili ragionamenti, di non coltivare, cioè, idee preconcette su persone o cose. Mi è sempre giovato concentrarmi nel momento presente, senza pensare ad altro: né di negativo, né di positivo, e questo senza neanche sforzarmi di non pensare, senza tensione, cioè, rilassandomi, anche fisicamente, per arrivare ad amare interamente, con tutte le mie forze. In un certo senso, scegliere l'Amore, facendo silenzio interiormente, rinnegando me stessa, significa per me dire a Gesù di crocifiggere, con e in lui, quanto di me deve morire, per risorgere alla vita dello Spirito (cfr. Rm 6,6). In queste disposizioni di silenzio interiore, mi è facile ricorrere all'aiuto di Maria, la Mamma celeste, per farmi insegnare da lei ad ascoltare la voce dello Spirito, che mi suggerisce, interiormente, la parola da dire, l'azione da compiere in ogni istante della vita. Si tratta di lasciarmi quasi vivere da Maria, dicendole spesso: «Mamma, vivimi tu, perché io sia vivificata dalla Spirito». Nessuno ha avuto, infatti, un rapporto così stretto col Paraclito come Maria che è la sua Sposa; dopo aver
invocato, così, la Madonna, mi ritrovo a decidere e a compiere più facilmente quello che lo Spirito mi ispira interiormente. Ho visto, per esperienza, che, in queste condizioni interiori, fare la volontà di Dio consiste, in fondo, nel concretizzare la decisione, piccola o grande, che mi viene in mente e mi dà più pace. A volte intuisco con rapidità e immediatezza ciò che debbo fare; altre volte, invece, esito fra due o più possibilità; in quest'ultimo caso, valuto le diverse decisioni, che mi si presentano allo spirito, e prendo quella che mi lascia maggiormente nella pace. Nel caso di decisioni più importanti non manco di concedermi un sufficiente tempo per pregare: esamino davanti a Dio i pro e i contra delle possibili alternative, senza eccessive analisi, e dopo, nel silenzio interiore, cerco di individuare dalla pace che sento quale sia la decisione da prendere.


Lo yoga mariano
Imparare a discernere, con l'aiuto di Maria, la volontà di Dio di ogni momento significa, allora, incamminarci sulla strada dell'infanzia spirituale, per imparare a farci piccoli in braccio alla Mamma e lasciarci condurre da lei là dove noi, coi nostri sforzi, non oseremmo sperare di andare.
Si tratta di una via passiva, dove la virtù non è fatta di conquiste, né di scalate. È meglio ricorrere all'immagine del mare: nell'oceano dell'Amore di Dio possiamo nuotare solo abbandonandoci, corpo e anima, con la sicurezza dei bimbi portati dalla Mamma.
Nulla della dignità della persona umana è qui detratto, questa piccolezza domanda una determinazione cosciente e libera, non è gesto puerile, è l'umile audacia di chi sa che la santità non consiste nell'essere irreprensibili, ma nella perfezione dell'Amore, e si mette alla scuola di colei, che sola può parteciparci i segreti dell'unione con Dio.
Personalmente ho sperimentato su di me gli effetti positivi di quest'atteggiamento interiore, per questo vorrei comunicare a tutti il segreto della mia gioia... Forse non è poi tanto difficile il cammino della vita se abbiamo il coraggio di ammettere che siamo tutti bambini bisognosi di essere presi in braccio dalla Mamma. Dio non è solo Verità o Bontà, è anche Bellezza: Maria svela al mondo questo volto di lui: il Bello rivela e nasconde il mistero, attirandoci col suo fascino. Non per niente la parola Mamma affiora, spesso, sulle labbra dei malati e dei moribondi. Nella via dell'Amore, non si tratta tanto di impegnarci, quanto di desistere; non bisogna sforzarci nella tensione di vivere bene, ma affidarci, farci portare da un'altra.
Il mio segreto è quello di lasciarmi quasi vivere da Maria, momento per momento: è una specie di yoga coi suoi esercizi precisi da fare prima di decidere e di agire. Eccoli!

        - Scegli l'Amore.
        - Fa' silenzio interiormente.
        - Rilassati.
        - Di' a Maria: «Mamma, vivimi tu!».
        - Cerca di discernere le indicazioni dello Spirito Santo e
        - Agisci di conseguenza.

Provo a spiegare il mio yoga mariano: scegliere l'Amore significa rinunziare ad amare col proprio amore spesso limitato e inadeguato, per amare lasciandosi guidare dall'Amore, che è una Persona: lo Spirito Santo. Noi siamo poco abituati a entrare in rapporto col Paraclito; eppure tutta la nostra santificazione è affidata a lui o a lei, visto che, in verità, lo Spirito, opportunamente espresso in ebraico al femminile: Ruah, non cessa un istante di condurci maternamente, in maniera ineffabile.
Se vogliamo vivere un'esperienza di Dio, dobbiamo far silenzio interiormente per offrirci all'azione della terza Persona della Trinità: la Relazione sostanziale che lega il Padre e il Figlio, data a noi come Soffio di vita e Fuoco destinati a vivificare e riscaldare i nostri rapporti umani, le nostre azioni, le nostre parole, i nostri gesti.
Scegliamo, dunque, l'Amore. Una volta determinati in questa opzione di fondo, facciamo silenzio dentro di noi: non lasciamoci prendere da inutili ragionamenti o ricordi che ingombrino l'anima distogliendoci dalla realtà presente. È il momento di dare a Gesù la possibilità di crocifiggere, come dice Paolo, il nostro uomo vecchio insieme con lui sulla croce (cfr. Rm 6,6) per risorgere a una vita nuova. Chiediamo a Cristo Signore di assumerci.
Poi rilassiamoci! È importante, perché anche il nostro corpo partecipi dell'esperienza dello spirito: quando siamo tesi o nervosi ci è più difficile amare e essere attenti agli altri. Cerchiamo, allora, di distenderci coi mezzi più adatti a ciascuno, per esempio respirando profondamente, facendo un po' di moto, per giungere, così, a consegnarci, corpo e anima, alla Mamma, percorrendo la grande strada dell'infanzia spirituale. Ci abitueremo da piccoli a dire spesso a Maria: «Mamma, vivimi tu!», invocazione costante e insieme forte provocazione sul suo cuore materno, capace di scatenare la sua operatività amante e trasformante.
Imparando a fare così ogni momento, prima di prendere una decisione, prima di parlare, di scrivere..., di agire, potrà capitarci di intuire facilmente la cosa migliore da fare nel momento presente; saremo, cioè, nelle migliori disposizioni per ascoltare la voce dello Spirito e per riconoscerla dai suoi frutti di pace e di benevolenza.
Può succedere che la nostra umanità o anche l'altro, il demonio, non si rassegnino facilmente a questa dolce resa nelle mani di Maria e ci muovano guerra: cominceremo allora a tentennare, a bloccarci, a domandarci se sia opportuno seguire una determinata ispirazione, se per caso non venga dallo Spirito ecc. Se mi è permesso di dare un consiglio, in tal caso, suggerirei di non tergiversare con troppe analisi, ma di prendere una decisione passando all'azione nella speranza che sia secondo lo Spirito. Possiamo anche farci aiutare da Gesù dicendogli: «Se mi sbagliassi, bloccami tu!» e non pensarci più.
Facendo in questo modo, la vita cambia radicalmente, le relazioni si riscaldano, le situazioni, anche difficili, diventano circostanze provvidenziali, attraverso le quali il Padre compie i suoi disegni d'amore.
Giovani, adulti, anziani, bambini, moribondi, tutti possiamo lasciarci quasi vivere dalla Mamma, sperimentando l'efficacia della sua presenza, che opera con amore.


Guidati da Maria
Mantenendoci in quest'atteggiamento di silenzio interiore e di distensione, possiamo giungere a sperimentare la possibilità, come dice Gesù, di pregare incessantemente (cfr. Lc 18,1).
Una volta scelto l'Amore fin dall'inizio della giornata, a rigore, se permaniamo in tale disposizione, non c'è bisogno che lo riscegliamo ogni minuto in modo esplicito. Se poi, durante il giorno, ci ritroviamo a fare le cose a modo nostro, lasciandoci prendere da varie preoccupazioni, in tal caso, appena ce ne accorgiamo, rinnoviamo la nostra scelta dell'Amore e ricominciamo.
In questa situazione fisica e spirituale, diventa più facile compiere la volontà di Dio del momento presente.
Non pensare a mille cose inutili per vivere, istante dopo istante, con intensità, ci porta ad aderire alla realtà che ci sta davanti, affidando il passato alla misericordia di Dio e il futuro alla sua provvidenza.
Il corso delle nostre giornate viene scandito da una costante preghiera, che è quasi un gemito dell'anima: «Mamma!», «Mamma, vivimi tu!». In tal modo, aiutati da Maria, ci apriamo all'ascolto della voce dello Spirito, raddrizzando le nostre tendenze, convertendoci continuamente.
«Mamma!, Mamma!, Mamma»!, invocando questa Madre dolcissima non siamo più soli, viviamo in comunione con colei, che ci ama come nessun'altra creatura al mondo. Maria ci insegna ad amare in modo nuovo, dandoci di sperimentare una soavità di spirito del tutto insospettata.
Se, spesso, il nostro cristianesimo è triste, è perché manca l'apertura allo Spirito Santo, fonte inesauribile di gioia. Gesù è morto sulla croce per comunicarci la sua gioia, che nessuno potrà toglierci (cfr. Gv 16,22), per darci appunto la consolazione dello Spirito.
Se il cammino cristiano della santità, spesso, risulta difficile, è perché manca la Mamma. Là dove i grandi non ce la fanno coi loro sforzi umani, possono riuscire i piccoli, se si lasciano prendere in braccio da una Madre, che li ama; solo lei può condurci in porto, rendendoci facile anche il passaggio all'altra vita: in fondo, anche in quel momento, basterà dirle, pur fra le lacrime: «Mamma, vivimi tu!»; se ci addormenteremo fra le sue braccia, ci ritroveremo ancora fra le sue braccia.

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